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Hollywood e Bollywood

Recentemente il quotidiano la Repubblica non solo ha dedicato uno speciale ai rapporti America/Asia ma, in un interessante articolo, ha parlato della relazione Hollywood/Bollywood. Innanzitutto è da sottolineare come Hollywood stenti ad entrare nello sterminato mercato asiatico dominato dal cinema indiano…

… Chiamato generalmente Bollywood, termine derivante dalla fusione di Hollywood e Bombay dove ha sede Mumbai, il principale centro di produzione cinematografica (da rilevare poi che Hollywood ha ormai un nuovo concorrente: la Nollywood della Nigeria, la terza industria cinematografica del mondo).

Dal Central Board of Film Certification of India sappiamo che ogni tre mesi un miliardo di persone – cioè l’intera popolazione indiana – si reca al cinema, gli incassi si aggirano a più di 250 milioni di euro e che Hollywood (statistiche del 2003) ha prodotto solo 473 lavori a confronto degli 877 di Bollywood (e si pensi che negli anni Venti l’80% dei film in circolazione in India erano americani!).

In India le sale cinematografiche sono sempre più numerose, anche nelle zone rurali, e le file ai botteghini sembrano non aver fine. Non va poi dimenticato che ormai vi sono 20 milioni di Indiani emigrati nei paesi più industrializzati, vettori di interesse per la cultura indiana da parte di un pubblico non indiano (la Repubblica): ecco perché i film di Bollywood acquistano sempre più popolarità un po’ dappertutto (ricordiamo che nel 2001 Monsoon Wedding ha conquistato il Leone d’oro a Venezia, e che nel 2002 Lagaan dopo aver vinto il premio del pubblico al Festival di Locarno è stato nominato agli Oscar come miglior film straniero).
Importante ricordare che, conquistata l’indipendenza (1947), il governo favorì moltissimo l’industria cinematografica conferendole la funzione di promuovere e sostenere l’integrazione nazionale.

Purtroppo Bollywood sforna per lo più prodotti commerciali il cui livello medio appare artisticamente e contenutisticamente poco elevato (ma alcuni critici ne apprezzano la grinta e la vitalità e sottolineano come non manchino del tutto le opere di qualità).
In generale i film indiani sono piuttosto lunghi e con numerosi pezzi di canto e ballo, tendono ad essere melodrammatici e sentimentali (ma non mancano le commedie, le storia d’amore o d’azione, i thriller…), lo stile recitativo è molto teatrale, il sesso è praticamente assente.
Nicoletta Gruppi, in un suo interessantissimo articolo, sottolinea un’altra caratteristica fondamentale dell’odierno cinema indiano:

Tecnici e registi hanno sempre tenuto gli occhi bene aperti su quanto stava accadendo nel resto del mondo, anche se i loro prodotti sembrano totalmente calati e imprigionati dalle coordinate culturali del subcontinente. Non c’è “trovata” americana, o italiana, o francese, o giapponese che non sia stata astutamente riciclata negli studios di Bombay… si prendono le idee dappertutto e poi le si riutilizza secondo la propria cultura. L’India, naturalmente, è in grado di fare questo perché possiede un mercato interno talmente vasto da consentirle un’autonomia quasi totale.

I destini di Hollywood e di Bollywood si stanno ora intrecciando.
Scrive Repubblica: I primi a fiutare il business sono stati gli americani della Sony, che hanno coprodotto con gli indiani Saawariya. Poi è arrivata la Warner, che sta girando Chandni Chowk to China, mentre a Mumbai è in piena lavorazione un cartoon della Disney, Roadside Romeo.
Ma gli indiani rispondono colpo su colpo. Sylvester Stallone apparirà in Incredible Love, e l’indiana Reliance, che possiede 160 cinema in india, ne aprirà 220 negli Usa. Sempre la Reliance si sta accordando con la casa di produzione di Spielberg: sborserebbe 600 milioni di dollari per diventare azionista della DreamWorks e un miliardo per coprodurre film con star come Nicolas Cage e Brad Pitt“.

hollboll

Fonte: Cineocchio

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