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Inarrestabile il successo dei

Solo in Italia “Shrek terzo” ha incassato 20.235.000 €. E in arrivo probabili campioni di incasso come “Kung Fu Panda” “Madagascar 2” “Piccolo grande eroe” “Star Wars: The Clone Wars”… per non parlare de “L’era glaciale 3” in programmazione il prossimo luglio. Con gli schermi ridondanti di violenza, il cinema di animazione da qualche anno ha buon gioco nel furoreggiare ovunque.

Dall’avvento del proiettore e della macchina da presa, l’animazione è stata contrassegnata dalla tecnica “fotogramma per fotogramma”, che consiste nel far scorrere un fotogramma alla volta davanti ad una macchina da presa posta in posizione verticale. Seguendo questo procedimento i cineasti si sono cimentati nell’animazione di materiali più diversi, dalla classica animazione su fogli di cellulosa, alla carta sabbia o pittura.
Ma negli ultimi decenni la tecnica ha cercato nuove strade.

Nel 1995 vede la luce “Toy Story – Il mondo dei giocattoli”, il primo lungometraggio d’animazione ad usare un calcolatore elettronico come strumento di gestione e ripresa del movimento.
“Toy Story” di John Lasseter costituisce “un film-cerniera, un punto di arrivo ed allo stesso tempo di partenza, nel campo dell’animazione digitale. Con questo lungometraggio, infatti, la tecnologia incrina definitivamente la figura centrale dell’attore… “Toy Story” è il primo lungometraggio realizzato completamente in CGI (Computer Generated Imagery) con strumenti di computer grafica 3D, ovvero digitale e senza la partecipazione di attori. I giocattoli del film sembrano organici, solidi, riflettono la luce, spostano l’aria, si muovono nello spazio virtuale e, soprattutto, con la loro presenza producono un cortocircuito di senso in cui il virtuale diventa reale e il reale diventa virtuale. Un vortice di significati che si allarga a comprendere il film e che mette in discussione il cinema come lo abbiamo finora inteso” (Marco Monsurrò).

Oggi particolari software sono realizzati appositamente per un determinato film e sono poi custoditi gelosamente e brevettati dalla casa di produzione (che li utilizzerà nei suoi film successivi). Tra le case più prolifiche abbiamo la Pixar Animation Studios e la PDI di proprietà della DreamWorks SKG.

Il 29 maggio 2009 (il 28 agosto in Italia) uscirà “Up”, il decimo lungometraggio d’animazione realizzato dalla Pixar in co-produzione con Walt Disney Pictures e diretto da Pete Docter, già regista per la Pixar di “Monters & Co.” : “Up” sarà il primo film in versione Disney Digital 3-D™ (un formato proprietario di proiezione tridimensionale). In seguito saranno riproposti nei cinema attrezzati per questo nuovo formato digitale anche i vecchi “Toy Story” (dal 2 ottobre 2009) e “Toy Story 2” (dal 12 febbraio 2010).

Ma occorre il recupero della centralità narrativa. Solo infatti la qualità narratologica della storia raccontata può affrancare la computer animation dalla autoreferenzialità che domina in tanti inutili blockbusters, caratterizzati dal privilegiare l’aspetto spettacolare e trascurare quello narrativo .
Opportuno l’invito rivolto da Bruno Bozzetto, maestro dell’animazione tradizionale, ai giovani animatori:
“è essenziale rivolgere una maggiore attenzione al contenuto della storia che, indipendentemente dalla tecnica utilizzata, è determinante per la riuscita complessiva dell’opera visuale; il soggetto, quindi, è una discriminante basilare” (1).

Note:
(1) Eppure nelle giornate di Cortoons (27- 30 marzo, Teatro Palladium di Roma) ci si è lamentati del cinema italiano ancora poco votato a un utilizzo degli effetti visivi digitali che vada oltre il fotorealismo o l’intervento correttivo.

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