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“Miracolo a Sant’Anna” di Spike Lee

Miracolo a Sant’Anna (Miracle at St. Anna)

Un film di Spike Lee
Con Derek Luke, Michael Ealy,
Laz Alonso, Omar Benson Miller,
Matteo Sciabordi, John Leguizamo,
Joseph Gordon-Levitt, Valentina Cervi,
Pierfrancesco Favino, John Turturro,
Chiara Francini, Omero Antonutti
Genere Drammatico, colore
Produzione USA 2008
Distribuzione 01 Distribution

[Uscita nelle sale venerdì 3 ottobre 2008]

“The New York Times” lo ha apprezzato, “Variety” (come quasi tutta la stampa italiana) lo ha stroncato.
Spike Lee, a cui si devono capolavori come “La 25ma ora” e “Inside man” fallisce nel suo film forse più ambizioso e complesso.

Ispirato all’omonimo romanzo di James McBride (qui anche sceneggiatore) “Miracolo a Sant’Anna” si caratterizza per “il troppo”: troppo lungo, troppa musica, troppi personaggi, troppe parentesi, troppa carne al fuoco… Siamo soverchiati da una overdose di immagini, di vicende, di temi, di spunti che, presi ognuno per sè, potranno anche emozionare e coinvolgere ma che nell’insieme appaiono farraginosi, pesanti, non equilibrati, dilatati a dismisura e, non di rado, stancanti (anche se il montaggio è da applauso).
Valentina D’Amico giustamente afferma:
“Un affresco storico che parte come un thriller, devia verso il film di denuncia, apre una lunga parentesi da favola buonista che svela come anche in guerra possano esistere atti di grande umanità, supportati da un pizzico di magia, per poi tornare a svoltare bruscamente in direzione della bruta violenza bellica e concludersi con un coup de théatre che strizza l’occhio allo spettatore”.
“Miracolo a Sant’Anna” manca di omogeneità e unitarietà: il razzismo, la guerra, la resistenza, la fede, le problematiche teologiche… sembrano vicende a se stanti, non si amalgamano e anzi una disturba l’altra. La sensazione è di assistere a film diversi arbitrariamente unificati, senza alcun rapporto tra loro.
Questo è il sostanziale difetto della pellicola. Assurda invece l’accusa di falsificare la storia e di infamare la Resistenza: cosa c’è di sbagliato nel mostrare che buono e cattivo fossero sia tra i tedeschi che nei partigiani? Come pretendere che il bene sia solo in una parte e che il male stia tutto nell’altra?  L’importante è che il film evidenzi come tutte le guerre (nessuna esclusa) siano barbare e incivili, foriere di povertà sporcizia dolore errori brutalità, mai eroiche o esaltanti.

Positiva la performance degli attori americani, non del tutto degli italiani (non sempre ben diretti -benché Omero Antonutti riesca ancora una volta a mostrare la sua bravura- e inseriti in scene che sanno di bozzetto teatrale e di folcloristico).

Da sottolineare che, come leggiamo su Movieplayer, “Miracolo a Sant’Anna” ha il pregio di “far riflettere a lungo gli spettatori che decideranno di andare a vedere il film. Nel bene e nel male un regista come Spike Lee riesce a non essere mai banale. Che sia questo il suo vero intento?”.

p.s.
Sbagliata la decisione di doppiare l’intero lavoro: si assiste così a numerose scene i cui i personaggi non riescono a comunicare tra loro pur parlando tutti in perfetto italiano!

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