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Lezione Ventuno (2008) di Alessandro Baricco

Lezione VentunoTitolo Originale: Lezione Ventuno
Regia: Alessandro Baricco (Opera prima)
Sceneggiatura: Alessandro Baricco
Cast: John Hurt, Noah Taylor, Leonor Watling, Clive Russel, Rasmus Hardiker, Tim Barlow, Natalia Tena 
Paese: Italia (2008) Uscita Italiana: 17-10-2008

Trama: Mondrian Kilroy (John Hurt) è un professore universitario inglese malvisto dalla comunità in cui vive, forse per la sua eccentrica genialità. La sua peculiare  disciplina di insegnamento non è chiara ma è stato amato dagli studenti che ne ricordano le fantastiche lezioni. In particolare viene tramandato il racconto di quella celeberrima lezione chiamata Lezione 21. Lezione che si dedicava alla nona sinfonia di Beethoven, nel periodo in cui il prof si dedicava alle opere d’arte sopravvalutate. E in questa lezione Killroy si dedicava particolarmente a distruggere l’Inno alla Gioia di Beethoven con minuzia di particolari. La storia racconta quanto tramandato su questa storica lezione in modo non sempre chiaro, diretto e immediato.

Recensione Lezione Ventuno (2008) di Alessandro Baricco

Stroncato da alcuni, esaltato da altri, Alessandro Baricco è al suo terzo contatto con il mondo cinematografico (dopo la trascrizione in film di due suoi romanzi: La leggenda del pianista sull’Oceano, 1998, di Giuseppe Tornatore; Seta, 2007, di Frangois Girard).

La critica si è nettamente divisa: si va da “Lezione ventuno è il regno della noia e della confusione” (Cinema.it), “Annoia il prof fallito di Baricco  che voleva demolire Beethoven… Dire che non si capisce niente è un eufemismo” (Il Giornale), “dialoghi improbabili e una sceneggiatura zoppicante e imperfetta” (Liberazione), a “Il debutto alla regia di Baricco avvince ed è coraggioso” (Il Corriere della Sera), Un film che ne ricorda tanti altri ma è spesso originale e sorprendente” (Il Messaggero), “è un’opera dannatamente intensa e poetica” (FilmUp).

La prima cosa da sottolineare è la sorprendente bravura, in un debuttante, come regista. Baricco mostra una padronanza del mezzo cinematografico che non è di tutti: uso della macchina, ambientazione, costumi, qualità della fotografia, montaggio, colonna sonora, conduzione degli attori… tutto è da lodare senza riserve (ed è evidente il suo essersi circondato di ottimi professionisti). Perplessità sulla sceneggiatura e sull’idea di fondo sposata (smontare i monumenti ufficiali della cultura).

Lezione Ventuno - LocandinaUn insieme di scene (molte bellissime, di straordinaria qualità pittorica) non sempre dal chiaro significato, quattro storie (la creazione della Nona Sinfonia da parte di un Beethoven ormai sordo e privo del favore del pubblico, il ritrovamento del corpo di un violinista morto assiderato con il suo violino, la lezione del professor Mondrian Kilroy tesa a smontare il mito dell’ultima grande opera beethoveniana, l’incontro -in mezzo ai barboni- tra il professore e una sua allieva) affastellate in un unicum che risulta a volte ostico e di non facile interpretazione e che rischiano di disorientare lo spettatore e di confonderlo.
Il tutto gira intorno alla tesi (discutibile?) che nella Nona vi sia sì del genio ma sterile, mancando questa di bellezza (la sola in grado di illuminare l’arte e l’esistenza).

Un film che mostra evidenti le influenze di Ken Russell, Peter Greenaway, Kenneth Branagh, Ingmar Bergman, Carmelo Bene, Terry Gilliam… e perfino Mario Bava.
Alogico e multiforme, raffinato e colto, ironico e surreale, fiabesco e intelligente, in perenne bilico tra sogno e realtà, leggenda e storia… “Lezione 21” è una disquisizione non solo sulla musica (e sull’erronea divisione tra cultura alta e cultura popolare) ma sulla vita (e la vecchiaia in particolare) che affascina e coinvolge.
Opera corale, anomala e di difficile descrizione con la sua acrobatica struttura,
“animale strambo” (definizione dello stesso regista), colma di metafore e simbolismi, il film forse non piacerà a parte del pubblico (come non è piaciuta a parte della stampa in occasione della presentazione al Festival di Locarno) ma che merita di essere vista per l’originalità (mai gratuita) di mescolare cinema musica teatro e letteratura in un tutto di grande immaginazione e fantasia.

Un film che accontenta la vista e l’udito (afferma Gian Luigi Rondi: “una gioia per gli occhi. Mentre l’udito, anche là dove lo sente discusso, si abbandona al fascino imperituro della Nona. Confermato, nonostante le apparenze, proprio da quella lezione”)

Da apprezzare per il nostro cinema l’intento di realizzare  un’opera non rivolta a un pubblico italiano in particolare ma che, col suo cast internazionale e il suo essere stato girato interamente in inglese, guarda al mercato europeo (l’edizione in lingua originale è giudicata migliore da tutti i critici: a Locarno, Giovanna Parreca scriveva: “Ci auguriamo che Procacci si dimostri produttore davvero coraggioso tanto da mandare in distribuzione centinaia di copie sottotitolate come quella vista qui anche per il pubblico italiano, che non scenda al compromesso del doppiaggio perché anche i nostri connazionali possano vivere appieno le recitazioni ed esser guidati da una voce narrante davvero coinvolgente”).
p.s.
Interessante l’interpretazione che si dà all’Inno alla Gioia.

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