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Analisi di Film – I Processi dell’Analisi

ANALISI DI FILM – I PROCESSI DELL’ ANALISI: Analizzare un film. Capitolo 1. Prima tappa che riassume il percorso all’interno dell’Analisi di film con riferimento a testi accademici. Definiamo l’analisi e vediamo i primi approcci basilari. Dal distacco necessario ai primi passi nel percorso di richiesto, ai primi accenni sul ruolo dell’analista di un film.

Per la rubrica (o categoria) Lezioni di Cinema inauguriamo un percorso tutto nuovo: Analisi di Film. Il metodo sarà lo stesso de “Storia del cinema” (seguendo corsi e testi accademici utilizzati nelle università con indirizzi di studio per il settore cinematografico e riportandone un loro riassunto personalmente redatto).

Il testo accademico di riferimento è: Analisi del Film”, di Francesco Casetti – Federico di Chio (Strumenti Bompiani, 2007). Trattandosi della primissima parte vi consiglio di leggere fin da subito la postfazione a fine articolo che fa luce su questo lavoro di riassunto, inserita in ultimo solo per motivi di organizzazione del testo ed estetica dell’articolo.

Capitolo 1 – I Processi dell’Analisi

1.1 Analizzare

Iniziamo, come nel libro, dando una definizione espansa di analisi. Questa può essere descritta come un insieme di operazioni compiute su un oggetto e consistenti in una sua scomposizione e in una sua successiva ricomposizione, al fine di individuarne meglio i principi di costruzione e funzionamento (componenti, movimenti, dinamiche…). Insomma smontiamo e rimontiamo il film partendo da un oggetto con una sua presenza e concretezza e lo frammentiamo e ricompattiamo, arrivando al medesimo oggetto iniziale ma rendendolo esplicito nella sua meccanica e struttura, nelle sue regole e principi di funzionamento. L’oggetto riappare mostrando lo strato “nascosto”, oltre alla sua prima faccia si rende esplicito lo scheletro, cioè il modo in cui è costruito e in cui agisce.

Il nostro testo così ci aiuta a definire l’analisi che riassumerei ulteriormente nel modo che segue:

Definizione analisi del film: Un insieme di operazioni compiute su un oggetto consistenti in una sua scomposizione e in una sua successiva ricomposizione, con il fine di individuare e rendere espliciti il modo in cui è costruito e il modo in cui agisce.

1.2 La distanza

Come per qualsiasi oggetto di analisi, per l’analisi di un film è necessaria una certa distanza. L’analisi testuale dell’oggetto richiede un distacco dalla situazione in cui lo percepiamo normalmente . E’ nota, come sottolinea il libro, la “fuggevolezza” di un film, praticamente privo di una realtà materiale facilmente padroneggiabile. Il testo descrive con quali mezzi si poteva arginare questo problema. Ad esempio rivedere il film più volte permettendo, come sappiamo, una visione più conscia e attenta rispetto alla prima. La prima visione di un film è SEMPRE superficiale, approssimativa e parziale (anche perchè l’attenzione è comprensibilmente rivolta maggiormente alla dimensione narrativa che, possiamo dire, è spesso costruita proprio per coinvolgere lo spettatore senza fargli vedere sotto lo strato superficiale) mentre le visioni successive possono essere sicuramente più complete e aperte a dettagli anche non funzionali alla trama, o non solo. Tuttavia, nonostante la possibilità di rivedere il film, bisognava comunque sottostare inermi alle cadenze imposte dalla pellicola. L’esempio del testo è decisamente esplicativo e ve lo riporto per intero:

“Mentre nel libro posso muovermi liberamente, fermarmi, tornare indietro, confrontare due enunciati, al cinema sono inevitabilmente sottomesso alla concatenazione delle immagini, al flusso sonoro, al loro ritmo regolato. Il film si svolge al di fuori di me, senza nessun intervento possibile da parte mia”

Dunque c’era poco da fare, l’addentrarsi in un’analisi era un lavoro arduo, penetrare la superficie era decisamente difficile. Si poteva donare sè stessi al lavoro di moviola, guardando fotogramma per fotogramma o magari fissare questi fotogrammi su carta ma quello che definiamo oggi per “Analisi di un film”, cioè scomporre e ricomporre l’oggetto, non era del tutto possibile. Questo poteva avvenire solo quando l’oggetto da analizzare fosse esistito fuori dalla sala cinematografica.

Altri strumenti poi rendono il lavoro sempre più possibile e profondo, come il videoregistratore e le cassette, consentono di muoversi in ogni punto del film, alla velocità desiderata e dunque spezzare il ritmo imposto della pellicola. Con le cassette chiunque può guardare il film, subito disponibile, ma può anche visionarlo. Questo gioca senz’altro in favore dell’analisi. Il testo qui si dedica con poche righe a ricordarci che, anche con questo sistema, non c’è meno distacco rispetto ai soliti modi di riproduzione (cioè la visione in sala cinematografica) ma la diversità di questi modi di riproduzione (cinema-cassetta) è meno visibile e al tempo stesso è più radicale, in quanto al passaggio da un supporto all’altro (pellicola chimica- nastro magnetico ) il testo si trasforma. Letteralmente non siamo nemmeno più davanti a un “film”.

Insomma da una parte c’è il distacco dalla situazione ordinaria della visione del film in sala, tramite l’utilizzo di altri supporti che permettono l’analisi. Dall’altra parte c’è la perdita di fascinazione. Con ancora meno parole si può dire: in sala il film è vissuto oltre che visto, fuori dalla sala è soppesato e osservato senza abbandono.

L’analisi infatti richiede proprio questo. Non è solo un modo di dire: “una fredda analisi”. L’analisi vuole lavorare distaccandosi dal vissuto, raffreddandolo e allontanandolo. Una bella parte del libro è quella che dice: “qualunque studioso sa di dover stare abbastanza vicino all’oggetto investigato da coglierne tutti i tratti essenziali, ma anche abbastanza lontano da non restarne invischiato e coinvolto”.

Si parla dunque di mutamento di statuto dell’oggetto, quest’ultimo passa da oggetto di piacere e godimento a oggetto di studio. Non è esclusa però in questo contesto una certa tensione fra osservatore e osservato nè un legame reciproco. Interessi, motivazioni, disponibilità devono restare intatti, dunque saper trovare una buona distanza aiuta un’analisi critica e allo stesso tempo appassionata. In altri termini bisogna allontanare il film ma non perdere il contatto con esso.

Siamo ormai giunti alla fine del paragrafo e per concludere ricordo, come il testo, che l’adottare una buona distanza e il dovuto distacco, richiesto dall’analisi, serve a rendere il film disponibile e dominabile in tutto e per tutto e non rappresenta una restrizione o limitazione.

1.3 Riconoscere, Comprendere

Ovviamente l’analisi mira a riconoscere e comprendere ciò che ha di fronte, ma lo fa in modi particolari. Il riconoscimento e la comprensione non sono la stessa cosa. Vediamo cosa significa e come ci spiega il libro: il riconoscimento è legato alla capacità di individuare quanto appare sullo schermo, è un’azione compiuta su elementi singoli ed è volta a coglierne l’identità (che cos’è questa figura, che cos’è questo rumore, ecc.). La comprensione, invece, è legata alla capacità di riportare quanto appare sullo schermo a un insieme più vasto. Un buon passaggio del libro risulta a mio avviso esplicativo e fondamentale in riferimento alla comprensione: ” Si tratta dunque di un lavoro di integrazione che consiste nel connettere più elementi fra loro ( anzichè isolarli nella loro singolarità, come nel riconoscere) e nel riportare ognuno di essi nell’insieme che li circonda ( anzichè individuarne la specificità). Fra il riconoscere e il comprendere vi è un legame. Davanti a un film, più in generale davanti a un testo, si continua in una sorta di vai e vieni a individuare singoli elementi e a costruire un tutto. Questo, come sottolineato nel libro, è una pratica quotidiana e immediata che non ci accorgiamo nemmeno di fare nelle nostre visioni e letture. L’analisi consiste nell’attivare questa pratica in modo meditato e non immediato e automatico. Questo al fine di riconoscere meglio e di più e con l’obiettivo di capire, oltre al testo, anche come si arriva a comprenderlo.

Dunque si ha un’aiuto ad afferrare il testo, e un apprendimento di come lo si afferra. Questi due passaggi si ottengono, come detto, rallentando un movimento altrimenti immediato.

1.4 Descrivere, interpretare

Come si può intuire andiamo ad aggiungere a quanto detto prima altre due attività: descrivere e interpretare.

Descrivere significa ripercorrere una serie di elementi, uno per uno, con accuratezza e fino all’ultimo”. Si tratta di un lavoro minuzioso e oggettivo dove, appunto, la descrizione viene guidata soprattutto da quanto viene osservato e non dall’osservatore. L’osservatore diventa il più possibile neutro, fluendo in questo percorso e attuandolo con grande precisione.

Interpretare invece non significa soltanto prestare assoluta attenzione all’oggetto ma anche interagire con l’oggetto stesso. Non semplicemente farlo passare sotto gli occhi con attenzione ma anche ascoltare e dialogare. Insomma bisogna cogliere con esattezza il senso del testo, oltre le apparenze, in un percorso di ricostruzione personale e al tempo stesso rimanendo ovviamente fedeli al testo che si sta analizzando.

Pare che la descrizione vada per la maggiore nella fase di scomposizione del testo, mentre l’interpretazione compaia maggiormente nella fase di ricostruzione dei dati. In realtà ci viene detto che entrambi i momenti dell’analisi hanno a che fare con i due processi. Comunque è vero anche che la scomposizione non è del tutto oggettiva, in quanto già apllichiamo delle scelte su dove soffermarci e già approcciamo il testo con l’intento di analizzarlo. Al tempo stesso la ricomposizione, che può sembrare più personale, deve avere comunque dei riscontri sul testo e non essere guidata dalla semplice invenzione.

A questo punto il libro conclude il paragrafo su questi processi per presentarci la parte che completerà questa grande definizione e descrizione dell’ analisi, cioè La presenza dell’analista.

1.5 La presenza dell’analista

L’analista, come visto, si ritrova a passare da un oggetto concreto a un oggetto nuovo, con a nudo i suoi principi di costruzione e di funzionamento che erano nascosti nel primo.

L’analista lungo questo percorso, si avvale di una lettura del testo (cioè del film) che porta a un riconoscimento sistematico degli elementi, a una comprensione del modo in cui si comprende, a una descrizione delle componenti e anche a un’ interpretazione personale dei dati. Queste sono tutte azioni che servono all’analisi. Però oltre ad un distacco dall’oggetto entrano in gioco altri fattori. Il nostro libro di riferimento, per ora, ne presenta due, entrambi riconducibili alla presenza dell’osservatore: la precomprensione del testo e l’ipotesi esplorativa.

Prima di tutto diciamo che sull’analisi ha un peso la comprensione preliminare (oppure precomprenzione, appunto) che si ha del testo, cioè il grado e il tipo di conoscenza che se ne possiede prima ancora di lavorarci sopra. Infatti è da queste conoscenze che l’indagine sul testo inizia e prosegue.

Inoltre ha anche un peso sull’analisi la presenza di una ipotesi esplorativa, cioè una idea mentale sul quel che sarà, una prefigurazione del risultato dell’approfondimento sul testo.

Insomma, l’analista oltre a sapere qualcosa prima di incominciare a lavorare ha anche con sè un’immagine di massima cui pensa di arrivare. Ed è su questo che imposta poi il suo lavoro: sulla possibilità di approfondire, correggere, verificare queste sue prefigurazioni e precomprensioni. Dunque queste intuizioni iniziali guidano l’analisi ma l’analisi non è vincolata a queste: durante il percorso (scomposizione, ricomposizione) le prime intuizioni e punti di partenza possono essere ribaltati e stravolti in ragioni di nuove comprensioni e sicuramente, ancor prima, verranno messi alla prova.  Vi è una idiosincrasia nella presenza dell’analista.

Per dirlo in parole ancora più povere  l’analista affronta il testo essendosene già fatto un’idea, così come vi si è fatto un’idea di quello che potrebbe trovare al suo interno. Tuttavia, ed è importante, questi interventi iniziali non predeterminano il gioco e vanno confrontati lungo tutto il percorso con il riscontro dei dati.

In questo senso, l’analisi vede convivere in sè disponibilità e chiusura, occhi spalancati e sguardo dritto. In quanto si ricerca sempre il compromesso fra il restare fedeli al testo senza tradirlo e il cogliere un principio di spiegazione ( la “cifra” del testo). Per questo si analizza solamente quando si ha ben in mente che c’è comunque una meta, sapendo allo stesso tempo che bisogna essere pronti a cambiare strada e meta in ragione dei nuovi dati acquisiti durante il percorso.

Hanno a che fare con questa ricerca di equilibrio anche altri tre passaggi del percorso di analisi che il libro ci espone come segue e che sono: la delimitazione del campo da investigare, la scelta del metodo di esplorazione, la definizione degli aspetti specifici da indagare.

La delimitazione del campo risponde alla domanda “Verso cosa indirizzarsi?”, “Che cosa indagare?”. In questo caso muoviamo i nostri passi in un’analisi immanente del film, cioè facendo i conti con immagini e suoni e non, per esempio, con processi produttivi, legislazioni, modi consumo ecc. Questa analisi occupa di immagini e suoni in sè stessi, senza essere obbligata a scrutare quello che sta loro attorno, come potrebbe essere la personalità dell’autore, l’epoca del film ecc.  Delimitando così il campo abbiamo comunque tante strade da poter intraprendere, procedendo con diverse gradazioni del campo di indagine: un gruppo di film, un solo film, una sequenza o anche una singola immagine e muovendoci dal grande al piccolo o dal piccolo al grande più ingenerale. Il libro tiene a sottolineare che in ogni caso ciascuna di queste scelte si giustifica in base a precise finalità. Il testo accademico riporta un buon esempio che vado a pescare pari pari e vi riporto:

“Se voglio capire come funziona il cinema di Sergio Leone, posso ben scegliere Per un pugno di dollari; ma se voglio capire, più in generale, come funziona il cinema western, probabilmente a quel film dovrò affiancarne altri, o partire solo da alcune sue sequenze e scegliere quelle più canoniche, o scegliere un film diverso (perchè no, Ombre rosse).”

Passiamo ora alla scelta del metodo, ricordando sempre che ci aggiriamo nel campo di analisi immanenti dei film (come descritto sopra, senza tenere conto di ciò che riguarda il film stando al di fuori della pellicola). Anche qui le strade sono diverse. Ci si può avvalere degli strumenti della semiotica, considerando il film appunto come testo, cioè “un insieme ordinato di segni volto a costruire un mondo “altro” e al contempo a far interagire il destinatore e il destinatario (e proprio questo è il nostro terreno privilegiato).” Si possono altrimenti utilizzari gli strumenti della sociologia, indagando il film come uno specchio e modello, più o meno parziale, del mondo in cui viviamo.  Possiamo utilizzare anche la psicoanalisi prendendo i personaggi messi in scena come reali, con le loro pulsioni e il loro complessi mentali. Possiamo anche considerare il film stesso come una sorta di testo onirico da cui risalire alle pulsioni e complessi del suo autore. Ancora possiamo affrontare il meccanismo filmico in sè o porsi al film con gli strumenti della storia considerandolo un comune documento del suo tempo e potremmo utilizzare tanti altre soluzioni per approcciare il film.

Arriviamo infine alla definizione degli aspetti da privilegiare. Dunque possiamo analizzare i modi della rappresentazione, cioè il tipo di mondo che viene disposto sullo schermo e la sua forma. Possiamo anche mettere in risalto elementi come le componenti linguistiche, cioè elementi costitutivi del testo. Ancora, la dimensione narrativa, cioè gli elementi che compongono la storia e gli andamenti che vengono assunti dal racconto. Possiamo guardare anche al tipo e modo di interazione fra emittente e ricettore ecc.

1.6 Disciplina e creatività nell’analisi

Abbiamo dunque esposto, fino ad ora, cinque passi che riguardano l’approccio dell’analista all’analisi cinematografica: precompresione del testo, ipotesi esplorativa, delimitazione del campo, scelta del metodo, definizione degli aspetti da mettere a fuoco. Tutti passaggi che snaturalizzano, potrebbe sembrare, l’oggetto di indagine che finisce prostrato sotto di noi pronto per essere manipolato in una situazione di analisi distante e distaccata dalla visione ordinaria. In realtà, come sottolinea il testo, questi approcci non impediscono di attingere al testo, all’oggetto, in modo che questo mantenga la sua concretezza (e non dunque spogliato e esplorato). Il nostro testo rimane sempre lì e possiamo attingere come vogliamo. Questi passaggi di analisi ci suggeriscono invece che la strada dal testo ad una sua intelligibilità necessita subito di alcune condizioni. Prima di tutte: distacco dal film e sovrapposizione al testo dell’analista.

Queste condizioni costituiscono passi obbligati per l’analisi, senza i cinque momenti descritti in precedenza l’osservazione si farebbe caotica, casuale, impastata rischiando la non pertinenza. ” Si procede nel cammino dell’analisi onorando certe scadenze, adottando certe procedure, seguendo un certo ordine. Si percorre un itinerario regolato“. Al tempo stesso questi passi obbligati corrispondono ad altrettante scelte individuali, se è vero che il percorso è regolato e ferreo è vero anche che esso è disponibile alla libertà e, volendo, creatività dell’analista.

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Qui concludiamo il riassunto del primo capitolo. Molto si rifà al testo accademico, derivando proprio da un suo riassunto, seppur personale. Spero che la prima parte possa essere utile e spero arrivi la seconda parte in tempi non troppo lunghi. Nel secondo capitolo vengono affrontati I Procedimenti dell’Analisi, cioè il come si analazza, le varie tappe e non solo. Vi consiglio infine l’acquisto del libro di supporto (indicato in testa e in coda all’articolo) “Analisi del Film” al quale questi riassunti non possono certo sopperire.

Fonte: CineOcchio

Parte Successiva: Analisi di Film – I Procedimenti dell’Analisi (Capitolo 2)

Postfazione

Per questo esperimento mi cimenterò mano a mano in un riassunto, obbligatoriamente semplificato, ma mi auguro non troppo semplicistico, di quella che è l’analisi del film. Sarà un lavoro più accademico che riflessivo e soggettivo, per fornire linee guida basilari e un’idea generale dell’analisi del film.

Importante: Questo verrà svolto leggendo e rielaborando gli scritti accademici di riferimento (secondo i programmi delle università con indirizzi di studio relativi al cinema nel periodo), anche riportando testualmente il libro, seguendolo pagina per pagina, paragrafo per paragrafo e capitolo per capitolo, ma senza dare, se non occasionalmente, nuove interpretazioni. Si riportano appunto solo concetti assimilati dopo la lettura del testo e soprattutto scopiazzando e citando il testo stesso nell’intento di riassumere e far comprendere i concetti essenziali, alla base della materia trattata. Questi riassunti non possono certo sopperire al testo di riferimento che consiglio di acquistare per la sua validità e utilità insostituibile.
Riflessioni e appunti, correzioni e dibattiti, potranno poi essere intrapresi dall’utenza interessata con i commenti. Chi interessato potrà poi approfondire acquistando i testi di riferimento.
In ultimo, il Lavoro non ha pretese di sorta, se non quella di fornire un appunto ulteriormente semplificato con l’aggiunta sparsa di qualche riflessione e considerazione personale.

Testo accademico di riferimento: Analisi del Film, di Francesco Casetti e Federico di Chio (Strumenti Bompiani, 2007)


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