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Recensione: Sacro e Profano (2008) di Madonna

RECENSIONE: Sacro e Profano (Filth and Wisdom, 2008) di Madonna. La storia di persone e dei loro sogni a Londra, fra sporcizia e saggezza. Tutto raccontato da A.K, che si rivolge direttamente allo spettatore, senza mezzi termini, con una cruda, a volte feroce, ma sincera, verità, anche per mezzo di esilaranti detti del suo paese, saggezze e leggende popolari.


Nella sezione fuori concorso del 26 Film Festival di Torino, dopo essere stato presentato al 58° Festival di Berlino nella sezione Panorama, è arrivato Sacro e Profano (Filth and Wisdom, che letteralmente significa Sporcizia e Saggezza), nonchè primo film da regista della rock star Madonna.
Che la si apprezzi, o la si contrasti, se ne dica quello che si vuole, ma obiettivamente occorre riconoscere che Madonna rappresenta per la musica, quello che Coco Chanel lo fu per la moda: raffinatamente rivoluzionaria, sempre di moda, in qualsiasi epoca, per qualsiasi generazione; esulando dal gossip, prendendola in considerazione nella sua purezza sofisticata, è un’ artista.
Si commetterebbe un errore a snobbare questo film.
Madonna non nasce come regista, ma la cura minuziosa che ha sempre messo in ogni suo progetto lavorativo, il successo clamoroso che ne ha sempre ottenuto, dovrebbero essere incentivi sufficienti a sforzarsi di guardarlo. Perché chi si aspetta un flop, ne resterà deluso. D’accordo, non siamo ai livelli di un genere elaborato, dettagliato, di alta regia creativa. La fotografia di Sacro e Profano arreca qualche disturbo, per il suo essere così troppo retrò, per un film ambientato negli anni 90. La camera (spesso a mano, digitale) spesso scivola sull’insicurezza.
Tuttavia la sceneggiatura, in tutto il suo essere sconclusionata, regge e sostiene l’attenzione del pubblico. Madonna ha messo molto di suo in questa pellicola, dalla filosofia orientale, ai travestimenti, allo stile folkloristico, e soprattutto alla musica ( A.K, al secolo Andriy Krystiyan, è il frontman dei Gogol Bordello, gruppo sono un gruppo musicale che nella propria musica esuberante mescola reggae, punk, hip hop e musica tradizionale ucraina, dando vita ad un genere che è stato definito come gypsy punk.).
Ha dichiarato la neo regista, rock star:

«Ho sempre ammirato il cinema come arte e l’abilità di raccontare una buona storia. Girare Filth and Wisdom ( Sacro e Profano) è stato come frequentare una scuola di cinema. È stato molto importante scrivere il soggetto, delineare i personaggi ed essere coinvolta in ogni passaggio dalla scenografia fino al montaggio. E sono più che certa che con le mie continue domande ho fatto impazzire tutti i miei collaboratori. Ma è stata un’esperienza di grande soddisfazione perché mi ha permesso di esplorare tutto ciò che amo nella vita, dalla letteratura fino alla musica e la danza».

La filosofia di cui si nutre la trama di questo film è che per andare in Paradiso, occorre prima sporcarsi, vivere nell’Inferno. I tre protagonisti hanno, ognuno, in testa una palude, che li rende stagni, pesanti, confusi, che non concede loro il necessario coraggio per sganciarsi e realizzare i loro sogni. Attorno a loro tre ruotano personaggi tragicomici, dall’inquilino del piano terra del palazzo dove abitano, un brillante poeta, che si è chiuso in sé stesso, al proprietario della farmacia, dove lavora Juliette, un indiano con moglie e tanti figli a carico. Con un intrecciarsi e concatenarsi di eventi legati tra di loro, attravero un ritmo musicale coinvolgente, i protagonisti inizieranno a puntare gli occhi verso il cielo.
Nel suo complesso, con i suoi toni folli e gitani, Sacro e Profano è una commedia euforica, che va vista con spirito non troppo critico, altrimenti se ne perderebbe la spensierata ironia che ne è alla base.

SCHEDA DEL FILM

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