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Recensione: The Call of Cthulhu (2005) di Andrew Leman

The Call of Cthulhu (2005)RECENSIONE: The Call of  Cthulhu (2005) di Andrew Leman. Oggi, per la sezione Anomalie, dedichiamo un po’ di spazio ad un titolo clamorosamente ignorato dalla distribuzione italiana. Un vero peccato vista l’originalità del progetto, che si rifà ai vecchi canoni estetici del cinema muto (specialmente quello espressionista), riproducendone perfettamente la struttura.

Un’ opera singolare anche per il soggetto trattato, si tratta infatti del primo adattamento cinematografico del Richiamo di Cthulhu, opera scritta da H. P. Lovecraft nel 1926.

Durante una delle tante chiacchierate con Francois Truffaut, Alfred Hitchcock, parlando degli odierni fautori della settima arte, si scagliò a favore di una rivalutazione del cinema muto, consigliandolo come esercizio formativo, utile alla crescita di ogni regista (in parole povere, ogni grande cineasta dovrebbe saper girare un film muto).
Andrew Leman sembra proprio aver fatto tesoro di queste parole. Dopo un passato trascorso più che altro dietro le quinte (partecipando a produzioni come Scream 3), ha deciso, per la sua opera prima, di mettere indietro l’orologio, scomodando vecchi canoni cinematografici (e letterari) e mettendoli al servizio del “nuovo”. Cosa che per certi versi ricorda le sperimentazioni fatte da Elias Merhige per il suo Begotten, anche se la carica shockante è sicuramente minore.

Il risultato è uno dei più convincenti revival presenti all’interno della vasta cinematografia contemporanea, capace persino di dare del filo da torcere alla recente operazione commemorativa fatta da Quentin Tarantino con il suo Grindhouse (le epoche di riferimento sono diverse, ma l’idea di base è la stessa).

Abbandonando lo Zoom, armandosi di didascalie e riesumando il vecchio, ma sempre così affascinante, passo uno (tecnica di ripresa e animazione, conosciuta anche come Stop Motion o fotogramma-per-fotogramma), Andrew Leman è riuscito a dar forma ad un concetto di falso d’autore giocoso, affascinante e incredibilmente lontano da ogni forma di anacronismo, regalandoci un’opera gotico/espressionista del tutto in linea con il sublime argomento trattato e che per alcuni versi riesce a riportare alla memoria nomi illustri come quelli di Ernest Schoedsack e Merian C. Cooper.
Lovecraft può “dormire sonni tranquilli” (non potrebbe essere altrimenti visto che nel progetto è stata coinvolta la H. P. Lovecraft Society).
Al regista, dopo questo breve viaggio nel tempo, non resta che confermare le sue attitudini.
Per quanto riguarda la “prova Hitchcock”, quella può dirsi superata a pieni voti.

Consulta tutte le informazioni sul film nella nostra SCHEDA

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1 commento a Recensione: The Call of Cthulhu (2005) di Andrew Leman

  • Elio Marracci
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    Mi chiamo Elio Marracci e stò curando il numero del Boxér, una pubblicazioncina on line che distribuisco tra amici ( http://www.facebook.com/group.php?gid=147428082434 ), dedicata a Lovecraft e alle opere che si ispirano ai suoi lavori.
    Chiedo pertanto il permesso, visto che non sono riuscito in nessun modo a recuperare il film, di poter pubblicare la recensione sulla suddetta pubblicazione.
    Attendo notizie.
    Elio Marracci

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