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Recensione: Valzer con Bashir (2008) di Ari Folman

RECENSIONE: Valzer con Bashir (2008) di Ari Folman. Grande successo per il film d’animazio drammatico (di critica e di pubblico) all’ultimo Festival di Cannes, un terribile atto d’accusa verso ogni guerra che commuove coinvolge indigna angoscia… e il tutto con un “ammirevole eclettismo di tecniche impiegate – secondo i casi animazione classica, tridimensionale, flash ed effetti speciali – e un’eccezionale creatività del montaggio” (Repubblica).

Giustamente premiato ai Golden Globe, un piccolo gioiello da tutti acclamato.
Il Manifesto: un lavoro duro e impressionante
El Pais: oltre ad avere un talento straordinario, Ari Folman ha un ammirevole coraggio.
Il Messaggero: Il risultato è un film che cambia tutto il modo di fare cinema.
Corriere della Sera: Valzer con Bashir si avvale di animazioni più realiste delle immagini reali.
Il Tempo:un film di animazione più reale, e realistico, di un documentario dal vero.
Il Giornale: un cartoon per adulti, toccante e mai fazioso, quasi un viaggio psicoanalitico dentro un’amnesia
individuale e collettiva insieme.
Panorama: Un film d’animazione che non è un cartoon, un racconto di guerra che è un viaggio nella memoria, un documentario che evoca fantasmi
Variety: un qualcosa di speciale, strano, originale e potente.
The Times: un film potente, pacifista, fortemente personale
Valzer con Bashir mostra con coraggio e senza falsi pudori come ogni conflitto non sia altro che un insieme di orrori, di paura, di disperazione, di vigliaccheria, di prevaricazione, di ferocia, di traumi, di disumanizzazione, di mostruosità senza senso…
Di difficile collocazione per la coesistenza di stili diversi, “il film mescola abilmente il documentario politico e l’autobiografia, il genere guerra e la psicoanalisi, la trascrizione di sogni – fantasmi, reminiscenze – e una splendida animazione grafica” (Le Monde): in effetti nel lavoro di Ari Folman non sai se ammirare maggiormente la tecnica o il contenuto.

Valzer con Bashir - LocandinaNel fare emergere la memoria di una pagina buia della sua storia personale e di quella del suo paese, il regista israeliano mostra come realtà e immaginazione siano facilmente mescolabili: Valzer con Bashir è, e al contempo non è, un documentario e una fiction (mirabilmente fusi realismo surrealismo onirismo). Un’opera emozionante come poche, innovativa nel modo di presentare le cose mediante tavole disegnate ed effetti digitali, attuale più che mai oggi: una narrazione psicoanalitica che costituisce un salutare pugno nello stomaco dello spettatore, dall‘inizio alla fine.

Straziante e sconvolgente il finale. Si esce dalla proiezione incapaci di parlare.

Del suo film (ci son voluti ben quattro anni per realizzarlo!), Ari Folman ha detto: “Il messaggio è che ogni guerra è sbagliata. Dovunque nel mondo. Non è come nei film americani, non c’è alcuna gloria nella guerra. Di solito i giovani che guardano i film di guerra dicono ‘si, è dura là fuori, ma c’è comunque un grande senso di amicizia tra i soldati… voglio esserci anche io’… spero che con questo film dicano: ‘non vorrei mai essere lì’”.
Giustamente Dario Arpaio, commentando la pellicola, ha scritto:
“Nessuno vince mai una guerra. Nei sopravvissuti restano solo immagini a due colori e qualche incubo ricorrente…
Per non dimenticare che la pietà non va alla guerra”.

Un vero peccato che il film venga distribuito in così poche sale.

P.S. Per lo stile innovativo (benché su piani diversi) e per gli intenti, Valzer con Bashir non può non ricordare Redacted di Brian De Palma. Un plauso particolare anche alla colonna sonora.

SCHEDA DEL FILM

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