Caricamento Cerca

Recensione: Gran Torino (2008) di Clint Eastwood

RECENSIONE: Gran Torino (2008) di Clint Eastwood
Clint Eastwood è tornato. Non che abbia mai deciso di volerci lasciare, il suo cinema infatti è diventato con gli anni una piacevole consuetudine di cui difficilmente si potrebbe fare a meno. Quello che è tornato è il Clint Attore, o meglio il Clint Personaggio. Quello dallo sguardo di ghiaccio, impassibile, cauto nei movimenti, di poche parole ma buone.

Teniamocelo caro allora perché, stando a quello che si dice in giro, questa è la sua ultima interpretazione. Gran Torino arriva nelle nostre sale in anticipo sui tempi, visto che ancora si fa fatica a dimenticare la bellezza (non solo estetica) del recente Changeling, ma riesce comunque a dimostrarsi all’altezza del suo predecessore.
Non è cosa da poco se contate che la storia, a differenza della precedente pellicola, non possiede quella carica eclatante e melodrammatica di sicura presa sul pubblico, rivelandosi nella sua evoluzione addirittura banale.
Se il film funziona è dunque merito della regia, talmente ispirata da riuscire a superare i confini della semplice rappresentazione.
Quello di Eastwood infatti è – se ancora non si fosse capito – Cinema all’ennesima potenza, che anche in questo caso stupisce per la carica emotiva che riesce a possedere.

Non lasciatevi ingannare dalle ambientazioni a dall’evolversi della storia, perché Gran Torino è principalmente un film Western.
Possiede il disincanto tipico delle pellicole di Sam Peckinpah, che molto hanno influenzato il cinema (di genere) di Clint Eastwood e presenta un personaggio, Walt Kowalski, che è l’estrema simbiosi fra il suo Dirty Harry e l’enigmatica figura del Predicatore di Pale Rider.
Un brav’uomo, che sin dalla prima inquadratura, nonostante il suo continuo ringhiare e borbottare, non riesce ad ingannare nessuno se non se stesso.
Il resto assume i connotati della metafora, che sfrutta il classico motivo del riscatto personale per delineare atmosfere senza tempo.

In quella Ford Gran Torino che dà titolo al film si può identificare il cosiddetto MacGuffin Hitchcockiano, ciò che muove la vicenda dando luogo ad ogni sua evoluzione, ma il vero fulcro del film risiede in un’immagine precisa, che ricorre più volte lungo la narrazione.
Quella di Kowalski che, indice e pollice tesi, mima una pistola.
Tenetela bene a mente quella figura, perché è destinata a diventare uno degli addii più belli e sofferti che il cinema di genere ha saputo offrirci negli ultimi anni.

SCHEDA DEL FILM

COMMENTA CON ACCOUNT FACEBOOK:

2 commenti a Recensione: Gran Torino (2008) di Clint Eastwood

  • M.
    GD Star Rating
    loading...

    Film fenomenale (inizio eccelso di regia e di faccetta ringhiosa di Eastwood. E gran finale).

  • GD Star Rating
    loading...

    Omaggio all’american dream (del suo fallimento ma anche dell’impossibilità di rinunciarvi…), a un’America che nessuno ama più di lui e che non si stanca di fustigare, il film vede Eastwood tornare a recitare dopo cinque anni con un personaggio che può definirsi il risultato finale di tutti quelli finora interpretati: non poteva accomiatarsi in modo migliore

Devi effettuare il log in per inviare un commento.