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Recensione 2: Sacro e Profano (2008) di Madonna

RECENSIONE 2: Sacro e Profano (Filth and Wisdom, 2008) di Madonna.
Risulta davvero difficile parlare dell’ultimo capriccio di Madonna (all’anagrafe Louise Veronica Ciccone) senza tirare in ballo, ovviamente con la dovuta dose di rabbia, i privilegi di cui determinate persone possono godere. Primo fra tutti quello di poter fare tutto ciò che si desidera, anche quando non si è in grado.

Che la cantante sia sempre stata abituata ad ottenere ciò che vuole non è un segreto, ma questa parentesi cinematografica – nonostante dieci anni di matrimonio con Guy Ritchie, che avrà poca fantasia, è vero, ma almeno la telecamera è in grado di usarla – non presenta il minimo lato positivo.

Principalmente perché gioca sulla falsa riga del racconto corale, presentandoci personaggi stereotipati e banali che possiedono molta autobiografia, quasi fossero piccole sfaccettature dell’animo della cantante, ma poca anima.
Il problema risiede proprio in questo, nell’aver voluto fare un film per forza “fuori di testa”, dotato di quella (normale) follia tipica di un certo cinema di genere. Il risultato è quello di aver dipinto un’Inghilterra macchinosa e irritante, all’interno della quale i protagonisti si muovono a suon di congetture poetiche decisamente prevedibili.
Peccato per Eugene Hutz, leader del gruppo Punk/Gitano Gogol Bordello, le cui doti recitative erano state confermate grazie a Ogni Cosa è Illuminata (quello si un gran bel film).

Del resto Madonna è stata sincera: “Filth and Wisdom è stata, essenzialmente, la mia scuola di regia”, questa è stata la sua affermazione. Ad attenderla alla fine di questo percorso scolastico purtroppo c’è un bel voto negativo.
Morale di tutto questo: “Per andare in Paradiso bisogna passare dall’Inferno”
C’è di buono che dopo questo film gran parte del cammino può dirsi compiuta.

SCHEDA DEL FILM

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