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A Single Man (2009) di Tom Ford

RECENSIONE: A Single Man (2009) di Tom Ford. È il 1962, e la guerra nucleare sembra imminente. La paura pervade il mondo. I valori sociali sono rappresentati in termini eccessivamente semplicistici, in bianco e nero, ma le complessità delle relazioni umane sono aggrovigliate allora come oggi. Sono stata subito travolta da questa storia, dal suo modo di essere narrata, con un delicato gioco cromatico, con un senso estetico sublime, con un coinvolgimento emotivo irrefrenabile.

Ma, sinceramente, la massima curiosità, più che per l’adattamento per il grande schermo del romanzo di Christopher Isherwood, “Un Uomo Solo” (pubblicato in Italia da Adelphi), era per il regista e sceneggiatore del film: Tom Ford!

Uno stilista, un artista innovativo, dotato di un talento con effetto bomba a orologeria, capace di levare il fiato a ogni passerella e per ogni collezione… beh quest’uomo, nel 2004, dopo aver riportato agli antichi splendori Gucci e Yves Saint Laurent, si permette di lasciare il gruppo Gucci. E cosa fa? Fonda una sua casa cinematografica, la Fade to Black. Ma non si ritira mica dal mondo della moda, tanto che l’anno dopo inaugura una sua omonima linea di abbigliamento.

La gestazione per il debutto alla regia di Ford durava da diversi anni. In quanto studioso e amante del cinema, Ford sapeva bene quale tipo di film emotivamente lo coinvolgeva di più. Lavorando negli ultimi 25 anni come direttore creativo per le campagne pubblicitarie nel mondo della moda, Ford ha imparato tutto sulle inquadrature, le luci e l’importanza dell’immagine. Ci tiene a precisare però che “immagine e stile” possono anche uccidere un film se non vi è una storia che merita di essere narrata o un messaggio che vale la pena di trasmettere per sfidare lo spettatore. Per Ford la storia è tutto: “Abbiamo parecchi film con molto dialogo, incentrati sui personaggi e sono per me questi i film più meritevoli in quanto spettatore, quindi è questo il tipo di film che io desideravo creare.”

A single man ha concentrato i suoi sforzi per tre anni e mezzo. Ma era certo di voler realizzare un film tratto da un libro, quello di Isherwood appunto, che lo ha sempre attratto e coinvolto.

Il suo adattamento finale differisce notevolmente sia dal libro che dalla stesura precedente, ma il suo obiettivo principale è quello di mantenere l’essenza della storia. Capisce che lo stile “monologo interiore” del romanzo di Isherwood non potrebbe funzionare visivamente in un film, così inventa una varietà di incontri personali che caratterizzano la giornata di George.

Soprattutto, aggiunge un elemento nuovo alla storia – George intende suicidarsi alla fine della giornata. “George vive nel passato, non riesce a vedere il proprio futuro e non riesce a togliersi di dosso una profonda depressione, così decide di togliersi la vita. Convinto che si tratta dell’ultima volta in cui vedrà certe cose, inizia a vedere il mondo in modo diverso e per la prima volta dopo anni si trova a vivere nel presente, confrontato con la bellezza del mondo. Questo è un soggetto senza tempo, secondo me, perché oggi è più importante che mai per tutti noi apprezzare i doni che abbiamo ricevuto nelle nostre vite.”

Ma la potenza di questo film, che ha un violento impatto di sentimento e commozione, sta nel fatto che pur parlando di un amore omosessuale, trascende la sessualità stessa. Tom Ford ha realizzato un film sull’amore. A Single Man parla di amore e di perdita. La storia potrebbe essere la stessa se fosse stata la moglie di George, invece del suo compagno, a morire. È una storia d’amore e di un uomo che cerca un senso nella sua vita. Il tema è universale.

Il dettaglio, quello che rende ogni passerella unica e protagonista, qui è rappresentato dagli attori! Colin Firth e Julianne Moore, che hanno dato quel tocco di classe sofisticata e realistica. La loro intepretazione ha un fascino immortale, senza tempo.

Firth, la cui bravura è mostruosamente superba ha meritatamente ottenuto la Coppa Volpi come migliore interprete.

L’uso dei colori gioca un ruolo importante nel film. Nel libro, ci troviamo nella testa di George, quindi sappiamo quali emozioni prova da un momento all’altro. Mi serviva un modo visivo per aiutare a trasmettere al pubblico l’umore di George. All’inizio della giornata, quando George è di umore nero, il colore è denaturato e le luci sono piatte, perché George è così depresso che la vita per lui è senza colore. Man mano che George inizia a vivere momenti di bellezza, il colore sullo schermo diventa più intenso, per rispecchiare l’umore che migliora. Uno dei momenti in cui avviene in modo più intenso è quando George incontra Jennifer Strunk (una bimba figlia di sua vicina) in banca. George, nel suo stato mentale depresso, di solito considera la ragazza irritante. Quando l’incontra in banca, la vede finalmente per com’è davvero: una giovane ragazza fresca, bella, meravigliosa e ha una conversazione interessante con lei. Arrivati a sera, la bellezza della vita trascina George, che ormai sta vivendo in technicolor.

E dai colori si passa al design. La casa di George, fatta di vetrate,elegante e impeccabile come il suo proprietario è evocativa, essenziale alla storia. Un nido domestico, ma anche una prigione di ricordi. Gli interni sono curati, con un dosaggio di arredo che si inserisce con naturalezza creando un interno che fa da culla ai protagonisti.

“Un grande film può perseguitarti,” dice Ford. “È divertente, ma dà anche da pensare. In questo senso, spero che A Single Man vi spinga a mettere in questione delle cose… riflettere in un modo completamente nuovo.”

Consulta tutte le informazioni sul film nella nostra SCHEDA

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