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Nine (2009) di Rob Marshall

RECENSIONE: Nine (2009) di Rob Marshall. Guido Contini sta per iniziare la produzione del suo atteso nono film, “Italia”, quando improvvisamente perde sia l‘amore che la sua vena creativa e la sua vita inizia ad andare a rotoli. Quando andrete al cinema a vedere il nuovo film di Rob Marshall, accettate un consiglio: non commettete l’errore, rimpinguato da gossip e fatui scoop, di sedervi sulle poltroncine pensando di vedere il remake di 8 ½ dell’irraggiungibile Federico Fellini.

Anche perché l’idea stessa di potersi permettere un remake di 8 ½ è alquanto, accontentiamoci di dire, bizzarra. Il suo capolavoro del 1963, premiato con l‘Oscar, è il racconto coraggiosamente surreale e magico sulla crisi creativa di un regista, e fu uno dei film più commentati, analizzati e imitato di tutti i tempi. Vorticosa girandola di immagini che si intrecciano ai tormentati ricordi di un uomo di mezza età, ai suoi sogni, ai suoi voli pindarici, alla sua nostalgia, al suo umorismo e ai suoi demoni interiori, è da molti considerato il primo film che veramente rappresenta la sensazione della follia e della meraviglia della moderna condizione umana. E insieme agli altri film di Fellini, ha ispirato il pubblico di ogni parte del mondo, a voler entrare nel sensuale mondo di un film italiano.

Tornando al film Nine: sinceramente mi ha deluso. Non saprei nemmeno dire se mi aspettassi di più o attendessi qualcosa di diverso. Di certo mi sono alzata dalla mia poltroncina perplessa. Cercando, poi per tutto il giorno, di venire a capo di questo musical e non riuscirci. Ma ragioniamoci insieme. I produttori hanno dato fiato alle trombe annunciandolo come un omaggio a Fellini. Mah.. Di certo c’è una forsennata ambizione a volersi ispirare al film del regista italiano. Marshall ha messo in scena il dramma di un artista in crisi, ricorrendo al suo, e qui dobbiamo dirlo, originale linguaggio cinematografico, caratterizzato da emozioni, musica, fantasia e fotografia sincopata, che riflette la vita interiore del regista Guido Contini (Daniel Day-Lewis) e delle donne che ispirano le sue fantasie visive.

Ma come e da dove nasce Nine? La versione di Nine a Broadway, scritta da Arthur L. Kopit con musica e parole di Maury Yeston, ha avuto inizio con la passione per Fellini.Yeston si era innamorato pazzamente di , la prima volta che lo aveva visto, quando era ragazzo. Diversi anni dopo, quando insegnava musica alla Yale University, negli anni 70, trasformò la storia del film su un musical teatrale che abbracciava più generi, e alla fine si recò a Roma per incontrare Fellini e ricevere la sua benedizione creativa. Yeston decise di aggiungere l‘elemento della danza e della musica alla storia di un regista che lotta per trovare la sua visione, mentre si districa fra le donne della sua vita, in cerca di spiritualità e di appagamento creativo… e tutto questo avrebbe reso Nine indimenticabile.

Quando la produzione debuttò al 46th Street Theatre il 2 maggio 1982, riscosse un incredibile successo. Tuttavia Nine era destinato ad attraversare un‘altra trasformazione artistica per tornare al suo elemento originale: il cinema. L‘idea prese forma quando Rob Marshall e Harvey Weinstein iniziarono a svolgere ricerche per realizzare il seguito di Chicago, la spettacolare storia del crimine ai tempi del Proibizionismo, che ha rivoluzionato il concetto di teatro mescolandovi musica e danza, e aggiudicandosi sei Oscar, compreso quello come Miglior Film. Nel frattempo Marshall ha realizzato il suo premiato adattamento di MEMOIRS OF A GEISHA (Memorie di una Geisha, vincitore di tre Oscar), ma alla fine del 2006, lui e Weinstein hanno annunciato che il loro prossimo progetto sarebbe stato appunto Nine.

“La versione cinematografica di Nine è stata completamente re-inventata. E‘ un film che riflette la versione unica e personale di Rob Marshall al punto da diventare il suo viaggio creativo, dice il produttore Marc Platt, un veterano del cinema e di Broadway. ―Pur restando fedele nella sua essenza al musical di Broadway, il film Nine è una creazione a se stante. Conserva l‘essenza di ciò che ci ha conquistato rispetto all‘originale – il suo spirito e la sua voce – ma poi Rob l‘ha personalizzato.”

Non si vuole essere ripetitivi, ma va ribadito che se deciderete di andare a vedere questo Musical dimenticativi tutti i paragoni con Fellini e Mastroianni. In questo modo riuscirete a cogliere la bravura sublime di Daniel Day-Lewis, Judi Dench e Marion Cotillard.

Al centro del dramma di Nine c‘è il viaggio artistico di Guido Contini, il delicato e sensuale regista italiano che incarnerebbe Fellini, da tutti considerato il più grande regista del mondo, che all‘improvviso si ritrova alla disperata ricerca di ispirazione per il suo prossimo film. Guido si perde in tempestose relazioni con una girandola di donne bellissime, ognuna delle quali lo seduce e lo confonde, scatenando i suoi ricordi e accendendo la sua fantasia verso nuove possibilità, verso una zona onirica in cui vive la sua creatività.

Il ruolo richiede certo un‘ acuta intelligenza e una bollente sensualità accompagnata da una dose di vulnerabilità artistica: Daniel Day-Lewis. Day-Lewis si è lanciato in questa nuova avventura, con la sua tipica intensità, arrivando persino a parlare fluentemente l‘italiano per poter entrare completamente nella parte.

Marion Cotillard, nota soprattutto per la sua delicatissima interpretazione di Edith Piaf in La Vie en Rose,  in Nine recita la parte di Luisa, la devota e afflitta moglie di Guido. Luisa, che un tempo era la regina, pur essendo ancora una figura senza la quale Guido non può vivere, è costretta ormai a un ruolo più marginale nella vita di suo marito, distratto da altre mille tentazioni. Tuttavia Luisa è consapevole che c‘è sempre un prezzo molto alto da pagare quando si ama un artista del calibro di Guido, come dichiara nel brano “My Husband Makes Movies” e nello struggente “Take It All”; tuttavia il comportamento del marito la induce ad allontanarsi da lui, seppur temporaneamente.

Nel prepararsi per il ruolo, Cotillard ha molto riflettuto sulle motivazioni del suo personaggio e sulla sua vita prima di incontrare Guido: “Luisa era un‘attrice quando conobbe Guido. Praticamente gli ha dedicato la vita perché il loro amore – all‘epoca – era più forte delle sue ambizioni di carriera. Ora però rimpiange di aver dato tutta se stessa a quest‘uomo”, spiega Cotillard. Continua: “Nel corso degli anni trascorsi insieme, Luisa ha accettato i vari aspetti del carattere di Guido. E‘ un regista. Ama le donne, ha bisogno di loro. Le donne gli danno amore e gli trasmettono energia. Anche Luisa gli è necessaria, tuttavia non riesce a rendersi conto che anche lei ha bisogno di ricevere qualcosa in cambio. Luisa ha dato tutto a Guido e ormai è giunta a un bivio in cui deve prendere una decisione.”

Un‘altra delle donne di questo film è la costumista di Guido, la sua confidente Lilli, interpretata da Judi Dench. La Dench era deliziata dal particolare rapporto che la sua Lilli ha con Guido, nonché dalla spumeggiante personalità di Lilli, che si esprime nello spettacolare numero ―Folies Bergères. “Lilli ovviamente è più vecchia di Guido e lo conosce molto bene avendo lavorato con lui moltissime volte, e così come le altre donne della sua vita, è ammaliata dalla sua personalità”, spiega Dench. ―Ma chi non lo sarebbe? Lilli, osserva Dench, si considera e si autoproclama la protettrice di Guido. “Il suo compito è rassicurarlo, suggerendogli che non deve essere sempre così apprensivo. Cerca di stimolare la sua fantasia, ricordandogli quanto si sono divertiti a girare tanti bei film insieme. Si rende conto che lui è ripiegato su se stesso e vuole aiutarlo a far emergere di nuovo il suo talento”.

Uscita dalla proiezione di Nine, mentre, come dicevo, cercavo di venirne a capo, tessendo nella mia mente un immaginario schema conduttore, sforzandomi di ricordare qualche coreografia che mi avesse entusiasmata (quelle di Chicago me le ricordo ancora ora) mi sono resa conto che quello che mi resterà impresso di questo musical è l’Italia degli anni 60.

Per fare in modo che il pubblico potesse sperimentare Nine in un modo particolarmente cinematografico, Rob Marshall lo ha invitato a vivere all‘interno di un film italiano, su e giù per le eleganti strade della Roma anni ‘60 che Guido percorre a bordo della sua Spider azzurra.

Chiunque ami il cinema, trova Cinecittà emozionante, dice John Myhre. Soltanto varcare quel cancello per la prima volta è stata un‘esperienza indimenticabile. E‘ diverso da qualsiasi altro studio che abbia mai visto. Sembra di tornare indietro nel tempo, di rivivere la gloria degli anni ‘60. Ci hanno permesso di ridipingere il teatro 5 ed è stato molto divertente.

A Roma la produzione ha approfittato dell‘ampia gamma di location cinematografiche offerte dalla città. ―Volevamo catturare la Roma de La Dolce Vita, spiega Myrhe. Abbiamo girato a Via Veneto, ai Fori e al Colosseo.

La produzione si è persino recata fuori città, ad Anzio, la cittadina di mare dove sbarcarono gli alleati durante la Seconda Guerra Mondiale: lì hanno girato in un ex casinò che evoca la grandiosità del passato, con spettacolari terrazzi sul mare. L‘edificio è stato utile per diverse scene: ha ospitato l‘affollato ufficio della produzione del film girato da Contini, “Italia”; è stato teatro della scena di fantasia in cui Guido immagina di trovarsi nelle terme romane in compagnia di un Cardinale; è stato il ristorante in cui ha luogo una cena piuttosto complicata; ed è stato l‘ingresso delle acque termali dell‘hotel dove Guido cerca invano rifugio.

Le riprese si sono concluse a Sutri, un paese in collina non distante da Roma, dove due lunghe riprese notturne fra Daniel Day-Lewis e Nicole Kidman hanno completato una sequenza che era iniziata con una canzone eseguita nel teatro H degli Shepperton Studio in Inghilterra.

Ripensando alle coreografie, impegnandomi a ricordare, due potrebbero considerarsi degne di menzione:
quella di Stacy Ferguson— a tutti nota come Fergie— che ha abbracciato l‘impegnativo ruolo ruolo di Saraghina, la prostituta romanza che Guido conosce da giovane e che gli dà una serie di consigli indimenticabili, che Guido ricorda nel brano musicale “Be Italian”. E quella di Kate Hudson, che interpreta Stephanie, un’ impeccabile giornalista di Vogue, che è protagonista di un’ allegra ode pop all‘eleganza e allo stile, dal titolo Cinema Italiano.

Consulta tutte le informazioni sul film nella nostra SCHEDA

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