Caricamento Cerca

Recensione: Il Concerto (2009) di Radu Mihaileanu

RECENSIONE: Il Concerto (2009) di Radu Mihaileanu. Un’impostazione classica briosa per un viaggio emotivo stuzzicante e divertente che raggiunge all’apice la sinfonia perfetta di immagini e suoni. Un ex direttore d’orchestra fa le pulizie al teatro russo che lo ha visto grande, il Bolshoi. Quando gli si presenta l’occasione di dirigere ancora spacciandosi per l’orchestra del Bolshoi, con un gruppo di talentuosi musicisti raccattati per strada,  non ci pensa due volte…


La trama completa ci presenta Andrei Filipov ( interpretato da un buon Aleksei Guskov supportato da un cast in gamba in toto) è il nostro direttore d’orchestra/uomo delle pulizie. E’ stato il più grande direttore dell’Unione Sovietica quando dirigeva l’orchestra del rinomato Bolshoi. Dopo 30 anni dalle sue ultime meraviglie musicali lavora ancora al Bolshoi ma… come uomo delle pulizie. Questo perchè, rifiutatosi di suonare senza i propri musicisti ebrei cacciati dal regime comunista, fu licenziato e “declassato”.  Costretto a lucidare la scrivania del direttore incappa accidentalmente in un fax proveniente da parigi che invita l’orchestra ufficiale a suonare nel teatro Chatelet. La follia musicale di Filipov fa il suo primo capolino ideando un piano sconclusionato per prendere il posto dell’orchestra ufficiale, rimediando musicisti talentuosi ma sbandati lungo la strada, e andando a dirigere il proprio grande spettacolo a Parigi.

Il film ci racconta questa storia con gli stilemi narrativi classici (come “classica” è la musica che ascoltiamo), poche concezioni e nessuna innovazione, lo stesso “scambio di identità” in atto anche in questo film, seppur per vie laterali, è tema ritrito ma sfizioso anche grazie allo stampo ironico e spensierato che si è dato alla narrazione, risultando quindi brioso e coinvolgente grazie anche all’uso sapiente del montaggio e al supporto della stupenda storia raccontata.

Si tratta di un film per il quale si è chiamati ad abbandonarsi, lasciandosi divertire dai personaggi ben costruiti e insoliti con quell’alone rustico e sanguigno tipico dell’est europeo, lasciandosi trasportare dall’intensità dell’amore-follia per la musica e dall’emozione che dispensa la musica stessa dell’impareggiabile Tchaikovsky e il significato aggiunto che acquisisce all’interno della narrazione che ci portano ad un momento topico sul finale indimenticabile ed emotivamente intenso.

Lodevole e gustoso anche per  questa coniugazione, vista anche in Train de Vie, di dramma e commedia che avviene con semplicità ma in modo riuscito. A questo si aggiunge l’eleganza formale del classicismo cinematografico e il piacere delle armonie proposte. Nel finale, accennato prima, si sprigiona tutta le tensione emotiva accumulata grazie al Concerto, IL Concerto, che sembra lasciar trasparire la passione del regista in una sequenza lunga (ma che passa in fretta) di musica e immagini che sancisce un epilogo sublime e raggiunge la stessa armonia che Filipov ricercava nella musica della propria orchestra.

Può accontentare un vasto pubblico anche se si rivolge inevitabilmente a quello più esigente, può abbracciare diverse generazioni anche se certo non avrà un successo economico mastodontico. In conclusione è un film che se non aggiunge moltissimo al cinema, seppur mantenendo una struttura e visione di cinema lodevole, aggiunge qualcosa alle persone e non posso che definirlo uno dei titoli da non perdere di quest’anno, capace come è stato di raggiungere la propria ammirevole armonia nella forma e nei contenuti con una storia che meritava essere raccontata e, soprattutto, meritava di essere raccontata a questo modo.

SCHEDA DEL FILM

COMMENTA CON ACCOUNT FACEBOOK:

Devi effettuare il log in per inviare un commento.