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Auditel e ascolti televisivi, bisogna cambiare

Argomento assolutamente invisibile sui canali televisivi, racchiude invece alcuni fondamentali per capire la televisione e le sua attuale deriva. Un piccolo approfondimento sul meccanismo Auditel che consente di tracciare gli ascolti tv e su quali possono essere le alternative. Alternative possibilmente migliori del fallibile sistema attuale che viene invece considerato la voce della verità per individuare il gradimento del pubblico. Forse anche perchè detiene il monopolio del settore.

Chi è Auditel? Ce lo dice il sito ufficiale:

“Auditel è la società “super partes” che rileva l’ascolto della televisione in Italia conseguito attraverso le diverse modalità di trasmissione”.

Una società privata che opera dal 1984 in collaborazione con tutte le componenti del mercato televisivo: emittenti (ovviamente incluse Rai e Mediaset e molti esponenti delle due aziende, fra gli altri, sono presenti nel consiglio amministrativo come consiglieri e come comitato tecnico), aziende e pubblicitari, imprese, ecc. A questo modo l’unico controllo sui dati avviene dalla stessa società privata.

COME FUNZIONA L’AUDITEL

Alla pagina “Come Lavora” del sito Auditel.it ci viene spiegato in modo approssimativo quanto segue:

“Applicando una rigorosa metodologia statistica, Auditel ha costruito un campione rappresentativo della popolazione italiana (tutti gli individui d’età superiore ai 4 anni, dati ISTAT, residenti sul territorio nazionale).
Questo campione continuativo (panel) costituisce una specie di “condensato” dell’intera popolazione con le sue diverse caratteristiche geografiche, demografiche e socioculturali.

Un apparecchio elettronico, il meter, rileva automaticamente ogni giorno, minuto per minuto, l’ascolto di tutti i canali di qualunque televisore che sia in funzione nell’abitazione delle famiglie campione.
I “sistemi meter” sono ormai utilizzati, per la loro affidabilità, in tutti i paesi più avanzati”.

Il primo punto dolente dell’Auditel (rispetto alle nuove possibilità che andremo ad indicare in seguito) è che si riferisce ad un campione e seppur presumibilmente infallibile nel rilevare il numero di televisioni accese è davvero talmente affidabile nell’indicare il gradimento dell’audience? I dati che ne vengono estrapolati sono viziati e poco significativi da questo punto di vista. Non registra il gradimento del pubblico ma gli apparecchi accesi su di un determinato programma televisivo. Solamente guardando un programma per un minuto facciamo parte del pubblico che lo ha seguito? Certo che no, eppure vieniamo comunque rilevati anche in questo modo. [Update] Va aggiunto però che il sistema è in grado di rilevare, pare, anche la durata della sintonizzazione, seppur il resoconto complessivo finale rimanga comunque un dato statistico che, nel migliore dei casi, può avvicinarsi solamente alla realtà.

Ma nel dettaglio come opera questo sistema? Da Wikipedia si legge che la società AGB Italia ha installato, per conto Auditel, un apparecchio detto Meter collegato ad ogni televisore e alla linea telefonica nella casa di ciascuna delle 5.200 famiglie italiane controllate (14.000 individui totali, mentre agli inizi della società si trattava solamente di 600 famiglie). Se la situazione non è mutata, ogni famiglia del campione deve segnalare la propria presenza davanti al televisore con un apposito telecomando e con lo stesso indicare anche il numero di individui davanti allo schermo.

Il Meter è infatti composto da 3 unità:

– l’MDU (Monitor Detection Unit) che si preoccupa di rilevare se la televisione è accesa o spenta e il canale sui cui è sintonizzata.

– Handset, cioè il telecomando con cui le persone della famiglia comunicano la loro presenza davanti all’apparecchio e in quale numero.

– E il meter vero e proprio, unità di memoria, che raccoglie i dati da tutti i televisori della famiglia e li trasmette al computer centrale di Milano.

Oltre al chiaro problema che le famiglie possono mentire sulla loro presenza o cadere in dimenticanze (cosa che magari riguarda anche le alternative) e oltre alla sicura valenza statistica di un campione preso in esame, è allo stesso tempo certa la fallibilità del sistema.

Infatti non sono certo il primo a contestare i dati Auditel e la loro affidabilità. Si iniziò una contestazione di massa a partire dall’approfondimento del giornalista Giulio Gargia pubblicato sul giornale settimanale Cuore, diretto allora da Stefano Disegni. Gargia riuscì ad intervistare una ventina di famiglie campione dell’auditel e dalle testimonianze vennero alla luce delle distorsioni nell’uso del meter.

Un altro caso singolare, riportato sempre su Wikipedia e legato all’affidabilità dell’auditel seppur appartenga ormai al passato, è stato quello legato all’emittente campana Telecapri. Per due giorni, nel Dicembre del 1998, il segnale dell’emittente fu interrotto da un provvedimento della magistratura che la mise sotto sequestro e sigillò i trasmettitori. Su quelle frequenze non vi era nulla di nulla ma l’infallibile Auditel rilevò 50mila spettatori al giorno con picchi di 450mila!

Anche grazie questo diverse piccole emittenti contestarono anche che il campione di famiglie non fosse estratto con criteri rappresentativi della popolazione italiana ma del suo territorio (ad esempio in alcune regioni si riceve solo Rai, che come tv statale deve essere visibile in tutta Italia, rispetto ad emittenti più piccole).

Le alternative vengono, per esempio, già dai nuovi modi interattivi di intendere la TV dove è possibile dare al pubblico un vero strumento di giudizio e ad esempio la TV digitale interattiva permette proprio un rilevamento diretto anche senza il macchinoso campione delle famiglie monitorate dall’Auditel. Necessiterebbe anche la possibilità di un pluralismo del controllo dei dati, se non una rigida e accurata regolamentazione e riforma delle norme attuali.

VENDERE IL PUBBLICO AI PUBBLICITARI E ALTRI PICCOLI PROBLEMI CON IL SISTEMA

Il secondo punto dolente dell’Auditel per il pubblico è che la sua funziona primaria è quella della misurazione degli ascolti per la pianificazione degli spazi pubblicitari. Questo comporta che ogni prodotto TV sia confezionato per vendere determinate fasce di pubblico al mercato pubblicitario  e le trasmissione ritenute le più seguite (secondo il sistema Auditel) vengono replicate e replicate e replicate ancora causando un’omologazione e appiattimento dei contenuti, lasciando per strada pluralismo e qualità. La cultura ne fa le spese per prima.

In verità, lo scopo di pianificare gli spazi pubblicitari non sarebbe nemmeno da condannare. Il fatto è che il sistema Auditel e i suoi dati esulano ormai dal loro contesto. Vengono utilizzati malamente per giudicare e pianificare ben altre cose. Per parafrasare MegaChip e proprio Giulio Gargia, è in modo allarmante indice di gradimento e giudizio di un programma, della sua efficienza, della qualità di una rete televisiva e peggio ancora del gradimento sociale verso la TV! Le conseguenze sono devastanti.

Vi fu un tentativo di una riforma dell’Auditel nel 2006. Come siamo abituati in Italia, fu un allegato ombra ad una legge più grande, la legge gasparri. Nell’ambito di questa legge si discusse sull’Auditel per garantire trasparenza nelle rivelazioni a discapito degli interessi di una o dell’altra parte. Questo portò ad allargare il Consiglio di Amministrazione Auditel da 18 a 34 membri (includendo appunto esponenti di altre emittente oltre a Rai e Mediaset) e un’equa ripartizione del capitale sociale per evitare la concentrazione di potere nelle mani di pochi. Il punto è invece che la rilevazioni dei dati è poco affidabile alla partenza.

Ad oggi, nel 2010, vi è una proposta di una nuova riforma dell’Auditel. Proposta che mi ha spinto a scriverne e che arriva sostenuta anche da parte del settore dell’informazione cinamatografica online e non solo. Potete trovare l’iniziativa su Riforma-Auditel.it promossa anche da CinemaItaliano.info che, nell’ambito del suo novello festival cinematografico “Italiani Brava Gente” ha tenuto un approfondimento proprio su questa proposta di riforma. E’ anche per questo che da oggi potrete vedere la fascia della riforma dell’auditel anche sul sito di Cineocchio.

Nello stesso testo citato in precedenza, su MegaChip scritto da Giulio Gargia nel 2006 nel quale alla fine vengono proposte anche soluzioni pratiche degne di nota, troviamo una lucida osservazione degna per chiudere questo articolo:

“Quando l’opinione pubblica sarà davvero messa in grado di giudicare, quando le saranno stati forniti strumenti meno rozzi e più flessibili dell’Auditel, sembrerà incredibile che tali dati siano stati presi sul serio, formando la base per decisioni che influenzano l´intera televisione: misure di questo tipo appartengono a tempi bui. E allora, perché i dati Auditel sono presi sul serio? La risposta è: perché l´espansione continua della produzione vendibile è la condizione essenziale per un aumento continuo del profitto; quest´ultimo è il fine supremo della Tv dominata dall’Auditel”.

Fonte: Cineocchio, Varie accreditate nel testo

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