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Recensione: Oltre le Regole - The Messenger (2009) di Oren Moverman

RECENSIONE: Oltre le Regole – The Messenger (2009) di Oren Moverman. Si tratta di una storia senza tempo che, con umorismo senza sconti ed emozione empatica, affronta temi universali come la redenzione, la speranza e la resistenza dello spirito umano. Diretto dall’esordiente Oren Moverman, con un passato da giornalista alle spalle, il film segue due ufficiali (Ben Foster e Woody Harrelson) impegnati nell’inevitabile compito di notificare le vittime di guerra alle loro famiglie, prima che queste vengano a sapere della tragedia dai media.

Tra i due uomini si forma uno strano legame, messo in discussione solo quando uno dei due è attratto da una giovane vedova (Samantha Morton), dando così vita ad un dubbio etico che si risolverà in maniera toccante e sorprendente.

Il film è una storia profondamente commovente sui modi complessi ed inattesi con i quali le persone riescono a darsi forza reciprocamente, offrendo una visione unica ed ispirata che calibra con destrezza un contenuto fortemente emozionante con umorismo, compassione ed empatia.

The Messenger affronta la guerra da un altro punto di vista: focalizza l’attenzione su chi porta le conseguenze della guerra dentro alle famiglie, cioè nelle case che pagano un prezzo diretto, intimo ed eterno rispetto alla decisione di fare le guerre. Un compito che diventa un onere psicologicamente turbante e pressante: loro sono i vivi, i superstiti che devono comunicare la notizia della morte di un figlio, di un marito, di un padre a una madre, a una moglie, a un figlio.. Ma anche loro, questi Messengers, sono vittime della guerra, chiamati ad affrontare la morte ma non dal punto di vista politico o strategico, bensì personale.

Il loro è un compito impossibile, orribile, ma necessario quanto reale. Non ci sono mine, non ci sono esplosioni, non ci sono trincee e non ci sono esecuzioni, né cecchini, non c’è retorica. Siamo in America, dove non si possono diffondere le immagini delle bare avvolte nella bandiera americana, di giovani che hanno perso la vita combattendo.

Ma l’agonia straziante della morte, che viene annunciata dal sergente William Montgomery (Foster) e del Capitano Tony Stone (Woody Harrelson, candidato all’Oscar come Miglior Attore Non Protagonista), ad ogni campanello, ad ogni portone, porta con se le immagini negate, proibite, vietate, di quelle bare. Non si vedono, ma ci sono, la morte c’è. La morte è rappresentata sui visi dei parenti, il dolore inarrendevole di Steve Buscemi ne è n esempio su tutti.

La scrittura del film, opera dello stesso regista e dell’italiano Alessandro Camon, è carismatica, nel suo essere calma e avvolgente, diretta, con punte di cinismo che ne tesse un filo conduttore di originalità insperata.

Ben Foster veste, credibilmente e con trasporto, i panni del sergente William Montgomery: un soldato motivato e il rientro prematuro a casa lo porta a partire praticamente da zero, con un futuro da costruirsi mentre osserva all’indietro il suo servizio militare chiuso velocemente e il tanto tempo libero che non sa come utilizzare. Will non è il tipo di persona che diventa cinico o amaro a causa della guerra, lui cerca una ragione per vivere dopo essere sopravvissuto alla guerra.

Come dice il regista: “È sospeso tra una vita normale e l’inferno da cui è sopravvissuto. La notifica delle vittime è per lui un costante richiamo al fatto che deve scegliere tra continuare a vivere o farla finita e, ironicamente, lo rende più forte. Il suo ufficiale capo, Tony, e la vedova a cui comunica la notifica, Olivia, sono le persone che lo aiutano ad uscire da quella sala d’attesa.”

La mirabolante versatilità di Woody Harrelson si adagia perfettamente sulla figura del Capitano Tony Stone, con le sue psicosi e le sue rigidità, con il suo sarcasmo cinico, attraverso cui si protegge dalla realtà che deve affrontare quotidianamente, attraverso cui frena il dolore che squilla ad ogni bip del cercapersone.

Oltre le regole – The Messenger è stato premiato come Miglior Sceneggiatura al Festival di Berlino del 2009. E’ un film che va visto, è un punto di vista che affiorerà sempre alla mente di chi lo vede. Perché ci sono film che involontariamente, per la loro forza prepotentemente empatica, entrano dentro lo spettatore.

Consulta tutte le informazioni sul film nella nostra SCHEDA

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