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In ricordo di Dennis Hopper

Il 29 Maggio 2010 muore a 74 anni il regista e attore Dennis Hopper, a causa di un cancro. Tre giorni dopo lo vogliamo ricordare ripercorrendo la sua storia cinematografica.

L’INIZIO DI UN’ALTRA GIOVENTU’ BRUCIATA

Dennis Hopper, nato il 17 Maggio del 1936 a Dodge City in America, ha iniziato la sua carriera cinematografica niente meno che accanto a James Dean nel film Gioventù Bruciata diretto da Nicholas Ray nel 1955. Con un inizio così, da giovane ribelle, non è un caso che la sua figura si sia presto legata alla corrente anticonformista e tendenzial-hippy (ndr) dei successivi anni ’60.

Dopo il primo film da attore, recita ancora in Il Gigante nel 1956, film drammatico diretto da George Stevens.  In seguito, continua una gavetta cinematografica in cui interpreta molti ruoli più o meno secondari in film come Sfida all’Ok Corral (1957), Sayonara (1957), L’Uomo che non Voleva Uccidere (1958) e diversi altri per poi sbarcare anche nel piccolo schermo televisivo durante i primi anni Sessanta (vedi Bonanza e Ai Confini della Realtà). Fortunatamente non si impantanerà nel mondo della TV e continuerà anche al cinema…

UN EASY RIDER

Seppur con i dovuti cambiamenti futuri, Hopper è stato a giusto titolo una delle icone di “rivoluzione” e ribellione degli anni ’60. Continuando come attore in film del genere di Nick Mano Fredda (1967) e Impiccalo più in Alto (1968) e Il Grinta (1969). Ha poi esordito alla regia con un film simbolo dell’epoca: Easy Rider (1969), sicuramente la sua opera più famosa.

Il film vede nel cast lo stesso Hopper assieme a Peter Fonda e ad uno svalvolato Jack Nicholson (poi suo amico fino alla fine della vita). Oltre ad essere una pellicola capace di riassumere un aspetto importante dello stesso periodo in cui è stato girato e di portare sullo schermo la voglia di evasione e libertà da quella che era la bigotta società che si andava vivendo, è considerata anche  l’inizio di una nuova corrente cinematografica americana, la così definita New Hollywood. Una nuova onda artistica che ha rinnovato il cinema americano degli anni ’70, cambiando la classica forma produttiva vertendo su opere più indipendenti e portando più marcatamente il regista al centro dell’operazione, come gli altri autori europei, con la totale libertà creativa. Il tutto condito da attori “maledetti”, tematiche spesso tabù ed anche un leggero rinnovamento dei generi cinematografici pre-esistenti (si pensi ai western di Sam Peckinpah).

Easy Rider si porta dietro anche aneddoti curiosi che però aiutano a capire la voglia di libertà e fuga che caratterizzò diverse altre realtà cinematografiche, storicamente inaugurate da questo film, ormai preso come un punto di riferimento (seppur approssimativo). Infatti possiamo vedere gli attori fumare marijuana sul set (per di più senza assumere poi atteggiamente criminali! Come invece erano solitamente dipinti i fumatori di spinelli…) e mostrare crisi personali dovute all’uso dell’ LSD in un ambito che sfocia spesso nell’improvvisazione. Insomma, un’opera dirompente che ha avuto sul cinema effetti importanti e non trascurabili. A proposito di questo film, possiamo goderci la scena con i tre amici riuniti, sotto alle stelle, ed il loro dialogo sulla libertà (ad opere di Hopper ma soprattutto di Jack Nicholson)…

LA FINE E ALTRE COSE

Dennis Hopper prosegue la sua carriera, ormai lanciata dal film Easy Rider, sia come attore che come regista regalando ancora opere interessanti su entrambi i fronti. Anche se con Fuga da Hollywood (1971) va incontro ad una ben poco soddisfacente produzione, seppur avesse totale libertà, che lo terrà lontano dalla macchina da presa per diversi anni. Da ricordare i suoi lavori come regista in film come Colors – Colori di Guerra diretto nel tardo 1988, quando ormai si dedicava maggiormente alle interpretazioni.

Recitò infatti nel capolavoro Apocalypse Now (1979) di Francis Ford Coppola nei panni del giornalista fotografo. Ancora prima presa parte all’ottimo L’Amico Americano (1977) diretto da Wim Wenders e negli anni Ottanta si lancia in film di tutto rispetto come Rusty il Selvaggio (1983) di Francis Ford Coppola, Velluto Blu (1986) di David Lynch e Colpo Vincente (1986) diretto da David Anspaugh. Per quest’ultima interpretazione da co-protagonista viene anche nominato ai premi Oscar come Miglior Attore non Protagonista.

Anche negli anni Novanta non manca di prendere parte a film degni di nota, su tutti la pellicola sceneggiata da Quentin Tarantino Una Vita al Massimo (1993) , in cui recita assieme a Christopher Walken. Nello stesso anno veste anche i panni del cattivone nell’adattamento da videogioco Super Mario Bros., un film andato male e non del tutto riuscito ma che risulta un interessante concezione di adattamento cinematografico, visto anche il materiale di partenza.

Dagli anni Duemila i ruoli fondamentali sono andati diminuendo, probabilmente anche a causa degli acciacchi della vecchiaia e poi anche per la sua malattia. Prese prese comunque parte in serie televisive (vedi la prima serie di 24) come conitnuò a recitare in diversi film, vedi lo zombesco di George A. Romero La Terra dei Morti Viventi (2005) e Palermo Shooting (2008) di Wim Wenders.

Anche per Dennis Hopper, come molti altri validi artisti e personaggi, rimane di lui un bagaglio culturale ammirevole che lo rende indimenticabile ed eterno. Seppur difficile scegliere fra la mucchia di film, vi lasciamo (e lo lasciamo) ricordandolo con la famosa scena dal film Una Vita al Massimo (True Romance, 1993) che possiamo guardare a seguire nella sua versione italiana (purtroppo non reperita in originale):

[attenzione. spoiler nel video]

Fonte: Cineocchio

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