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Un film su Preacher ai giorni nostri e l'appiattimento del cinema di Hollywood

SPECIALE. Da tempo si vocifera a Hollywood di un adattamento cinematografico del capolavoro fumettistico scritto da Garth Ennis e disegnato da Steve Dillon: Preacher. Fra vecchi rumours e nuove indiscrezioni, cosa potrebbe venirne fuori dall’industria cinematografica americana attuale? Quella che sta portando più che mai in alto il motto “tutti i film sono uguali”.

Partendo dal progetto di un nuovo adattamento da fumetto a film, mi permetto alcuni pensieri su questa pratica e simili.

Già a inizio 2009 si parlava di una sceneggiatura per il film Preacher, scritta da John August (collaboratore di Tim Burton, già sceneggiatore di Big Fish) che doveva poi essere diretta dal premio oscar Sam Mendes, già regista del buon American Beauty. Purtroppo però, Mendes alla fine lasciò il progetto per dedicarsi al nuovo James Bond. Fu lo stesso produttore Neil Moritz, che cerca di portare al cinema il progetto, a rivelarlo.

Ora il film è in una sorta di ibernazione da diverso tempo ma in questi giorni salta fuori la voce di Joe Carnahan, regista dell’imminente film The A-Team – l’adattamento della nota serie TV anni ’80 per il cinema – che si dichiara interessato nel girare un film tratto da un fumetto. E quale fumetto? Oltre a Taskmaster della Marvel, sarebbe molto interessato nel dirigere anche il film di Preacher (badtaste).

Insomma, dopo un iniziale duo August/Mendes che poteva promettere bene, si passa alla direzione di Joe Carnahan (Sangue, Proiettili e Ottani, Smokin’ Aces). La sua filmografia non vanta certo titoli di interesse, quantomento niente che faccia ben sperare per il materiale di Preacher. Ma non si sa mai fino a che non si vede il film e, inoltre, è tutt’altro che confermata la sua presenza alla regia.

Da grande ammiratore del fumetto mi chiedo cosa possa venirne fuori, chiunque sarà il regista, dall’industria hollywoodiana dei grandi numeri. Come abbiamo visto moltissime volte, molte anche nei tempi recenti, i produttori non si fanno certo scrupoli a modificare, addolcire, tagliare, reinventare questo o quel soggetto per appiattire i contenuti con la convinzione di attirare più pubblico e fare più soldi (è senz’altro vero ma è vero anche che ci sono poche alternative. In un sistema diverso il pubblico non sarebbe attirato dall’appiattimento ma dalla varietà. E ciò è possibile: basta ridurre l’appiattimento).

Niente di male nel voler trarre profitto, per un produttore, dal suo prodotto e cercare di massimizzare quest’ultimo ma qui si vuole fare dei blockbuster anche di film che non lo sono (almeno non come si intende un blockbuster oggi) e l’arte si perde nelle dinamiche economiche e di marketing, i contenuti e la cultura al cinema di hollywood vengono troppo spesso sacrificati. Vedi, per citare solo un piccolo caso, il film di Watchmen in cui il finale è stato addolcito togliendo, su richiesta della produzione e benestare del regista, le immagini dei morti lungo le strade di New York (una piccola cosa che giocava un ruolo simbolico e aggiungeva un tono drammatico non indifferente nel fumetto) perchè si era ancora troppo vicini all’11 Settembre… Assurdo, nulla aveva in comune con quella tragedia.

A questo modo, non intendo che ne escano solamente film non meritevoli, anche all’interno di questo contesto che comunque, va detto, esclude molte altre realtà degne di nota. Molti film riescono ad essere comunque dei buoni prodotti ma hanno sacrificato troppo e risulta un peccato ancora maggiore.

In generale penso anche che non ci  sarebbe bisogno di sacrificare tanto per trarre profitti ottimi, bisogna cambiare questa concezione e dare al pubblico l’intelligenza che merita invece che relegare tutti i prodotti su di un unico standard (anche quelli che, per forza di cose, richiedono tutt’altro) con l’idea che siano così più fruibili da tutti. A questo modo vengono fruiti da tutti ma sbagliati. E poi non potrebbero essere fruiti da molti in ogni caso? Ci sono film adatti ai più piccoli ed altri no. Se fai un horror per bambini qualcosa non funziona… Oppure si può anche fare ma non puoi pretendere che tutti gli horror siano anche per bambini, tendere a portare tutti i film ad essere adatti per tutti i target di pubblico (come avviene ora nei film più pomposi dell’industria), altrimenti ci si rincoglionisce e il mezzo ne soffre. Questo appiattimento (da sempre più o meno in atto per logiche produttive ma ultimamente molto marcato, a mio modo di vedere) non funziona, dato che si parla di cinema e non di bicchieri di plastica e potrebbe portare fra qualche anno ad una rottura. Almeno, speriamo che questa rottura arrivi.

Nel caso di un adattamento di Preacher, le preoccupazioni sono molte. E sono fondate, visti gli innumerevoli lavori precedenti del sistema hollywoodiano, quasi tutti omologati a standard precisi, in barba al materiale di partenza e ai suoi contenuti e all’intelligenza dello spettatore. Precher pone tematiche religiose e filosofiche (e oltre) senza risparmiarsi nel sangue, humour nero, scurrilità, drammi e oscenità di ogni genere, fra vampiri, mostroidi, sesso, droga, assassini e svitati vari (in un’analisi molto superficiale, s’intende). Immaginate un film del genere adesso? Probabilmente no ma dovremmo immaginarlo, soprattutto dovremmo poterlo vedere al cinema. Questo genere può non piacere, ovvio. Ma non si può fare un film su Preacher per andare incontro a chi non piacerebbe Preacher! Questo è uno dei problemi di fondo che riguarda molti film recenti e non solo. E può risultare decisamente preoccupante.

In ogni caso, il film è ancora tutt’altro che realizzato e speriamo che ne esca bene, se mai arriverà al cinema. Ad esempio ne verrebbe fuori una perfetta e tosta trilogia dalle tematiche adulte e controversi, o anche soli due film (senza rischiare una pellicola singola troppo lunga che porta, per forza di cose, minori proiezioni e minori incassi. Questo può essere un ragionamento un minimo più comprensibile).

Insomma, l’industria hollywoodiana va bene e difficilmente cambierà. Dipende dai produttori e dai registi capire che possono continuare ad andare bene anche con una concezione diversa di cinema e allo stesso tempo accontentare davvero il pubblico (magari con un target più mirato e generi più variegati), questo però richiederà un piccolo sforzo iniziale che solitamente non si è affatto portati a compiere, quando ci sono i soldi di mezzo… Servono meno compromessi furbetti nel cinema. In Italia la questione è tutt’altra, l’industria è meno florida ma persiste anche qui una generica linea piatta (?!). Siamo unici… Ma questa è tutta un’altra storia.

Fonte: Cineocchio

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