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Recensione: 20 Sigarette (2010) di Aureliano Amedei

RECENSIONE: 20 Sigarette (2010) di Aureliano Amedei. E’ un film drammatico che racconta la vicenda autobiografica dell’autore e regista, Aureliano Amadei, coinvolto il 12 Novembre 2003 nel tragico attentato di Nassirya, in Iraq, dove persero la vita 19 italiani tra militari e civili. Tratto dal romanzo ‘Venti sigarette a Nassirya’. 67° Mostra Internazionale del Cinema di Venezia, esattamente un anno fa, viene presentato per la prima volta al pubblico 20 Sigarette. Applaudito e premiato con ben 7 premi, tra cui quello di Controcampo italiano e al David di Donatello 2011, dove ha ottenuto 8 nomination e vinto 4 statuette – per la produzione, il montaggio, gli effetti visivi ed il significativo David Giovani.

Scheda del Film

94 minuti, o meglio il tempo di fumare 20 benedette sigarette, che lo spettatore si ritrova immerso, stretto al protagonista, interpretato da un bravissimo Vinicio Marchionne, nella follia di un paese in guerra. Bastano infatti, solo 24 ore al suo arrivo, che l’impreparato Amadei, spedito in Iraq come assistente del regista Stefano Rolla per girare un documentario sulla “missione di pace”, si ritrovi nel bel mezzo di un attentato Kamikaze. Si sa, il rischio nel partire in questi paesi c’è ed è alto, ma Amadei è giovane, squattrinato, sogna il cinema, vuole fare cinema e questa è la sua unica occasione. Ha paura, certo, ma non può perderlo questo treno, anzi volo.
Le stesse poche ore servono al protagonista per fare amicizia con i soldati italiani che lo scorteranno nella sua avventura tra sguardi rassicuranti, qualche birra e poche sigarette, uniche via d’uscita per sentirsi a casa. Dopotutto sono ragazzi catapultati in situazioni politiche più grosse di loro – c’è chi dimentica il fucile, chi è terrorizzato – ma tutti sono capaci di costruire rapporti umani forti, sicuramente di non così facile costruzione in una situazione normale. È forse in questi passaggi la magia del film: la capacità di far emergere con poche riprese d’impatto la forza e l’autenticità dei rapporti umani che possono crearsi in situazioni d’emergenza.

 

Con un gioco di soggettive strette sul campo e sui dettagli, tra granate, polvere, sangue e sorrisi dei giovani militari italiani, si resta attaccati alla poltrona ritrovandosi inconsciamente a riflettere sul tema della guerra e sul senso etico di una missione di pace, correndo il rischio, ancora una volta di mischiare la politica al cinema. Ma non è questo il fine di 20 Sigarette: ad Amadei che ha vissuto in prima persona l’attentato, importa solo raccontare all’Italia, cosa sia realmente successo in quella base militare dei carabinieri italiani in mezzo al deserto. È un suo dovere morale, essendo l’unico sopravvissuto civile all’attentato.

In realtà, il messaggio del film ce lo dice apertamente uno dei soldati in missione: “Voi in Italia non sapete niente di quello che sta succedendo qua” – è un monito o forse un rimprovero come risposta all’inadeguatezza di un civile che si aggira stordito in un campo militare con una missione che stona con la guerra – ma questo è venuto qua a girare un film mentre qui si rischia la vita ogni minuto?! Eccola la situazione del popolo italiano, non sa nulla, non conosce il pericolo, crede addirittura che la situazione in Iraq sia “tranquilla”. Sono diverse le scene che parlano di questa inadeguatezza, come la prima cena di Amadei in abito da cocktail e il suo difficile rapporto con le “smoking areas”: tragedia che si intreccia al sorriso, come è la vita reale.

È un film diretto da giovani, interpretato da giovani ma rivolto a tutti: il messaggio è un tema universale, un pilastro importante tra i generi cinematografici, ma stavolta attraverso gli occhi, le mani e le parole dei giovani attori si carica di un peso emotivo ancora più forte: si rimane impotenti di fronte ad un attacco terroristico improvviso ed inebetiti nel cercare di trovargli un significato, che magari non avrà mai.

Ottima opera prima – certo pensare che il cinema italiano abbia dovuto aspettare una tragedia internazionale per far emergere un ottimo e preparato regista come Amadei, è un boccone indigesto da mandare giù – ma questa è la storia e il cinema racconta storie.

SCHEDA DEL FILM

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