Caricamento Cerca

Recensione: W. (2008) di Oliver Stone

RECENSIONE: W. (2008) di Oliver Stone. Il nuovo film di Oliver Stone ha inaugurato la serata d’apertura della 26 edizione del Torino Film Festival. Stone, con W., è al suo terzo film avente come soggetto un Presidente americano, dopo Kennedy (JFK – Un caso ancora aperto, del 1991) e Nixon (Nixon-Gli intrighi del potere, del 1995). C’è stata una grande attesa da parte di tutti; e come ogni film evento che si rispetti ha suscitato pareri contrastanti. Alcuni sono rimasti delusi, perché si aspettavano una satira molto più pungente, più denigratoria. C’è poi chi lo ha considerato sommario, una visione molto ristretta di quello che è stato un Presidente americano molto contrastato.

Ma l’intento del pluri premio oscar Oliver Stone non è stato quello di fare un film di satira, caricaturando la figura del Presidente degli Stati Uniti d’America.
“In Europa la gente ormai pensa a Bush come a un fenomeno in via di scomparsa, perché a novembre lascerà la sua poltrona. Ho parlato con molti francesi e inglesi e tutti mi chiedono: “Perché mai stai facendo un film su Bush? Ormai è Storia”. Beh, sono fesserie. Se qualcuno crede davvero che Bush sparirà, farebbe meglio a ricredersi. Bush non scomparirà. La sua politica è ormai nota. Bush ha cambiato la legge americana. Probabilmente per sempre”.

Stone, ha inteso ritrarre la figura reale di Bush. Come il regista stesso ha più volte detto, ha voluto intenzionalmente essere empatico nei confronti della persona di George Bush, ha realizzato questa pellicola descrivendo il Presidente come lo avrebbe fatto lui. Il regista ha appositamente rilasciato una dichiarazione in cui dice che “Quella che state per vedere è la storia vera di Mr. Bush, una storia che può succedere ancora, per questo bisogna conoscerla. Per troppo tempo è stata nascosta ed è stato difficile raccontarla, ma ci siamo riusciti grazie a un ottimo lavoro d’investigazione dei giornalisti. Adesso molti sottovalutano quel che Bush ha fatto, ma è un grande errore. Questo film è stato il mio modo di partecipare alla campagna elettorale, anche se chi è andato a vederlo sapeva già bene per chi votare, quindi non credo abbia portato voti a Obama”.

Stone analizza la vita del Presidente dai tempi del college, alla maturità, fino all’ultima fase del suo mandato. Mette in luce il suo background, da giovane ribelle, ex alcolizzato, alla conversione religione e la convinzione che sia stato Dio a sceglierlo come presidente, i suoi demoni, le luci e ombre che hanno sempre configurato un rapporto estremamente conflittuale con il padre.
George W Bush è interpretato da un incredibilmente eccellente Josh Brolin, circondato da attori che hanno impresso la loro professionalità a questo film, James Cromwell (nel ruolo di Bush sn) e Richard Dreyfuss (Cheney).

Stone ha messo a nudo l’anima di Bush, lo ha presentato come un ragazzotto, figlio di papà, con una passione sfrenata per il baseball, che ha deciso di entrate in politica per capriccio e per sfida nei confronti di un padre da cui non si è mai considerato amato abbastanza. Un uomo che ha ottenuto un notevole consenso popolare e detenuto un potere estremo, nel suo essere rimasto eccessivamente sempliciotto, pur rivestendo la carica di uomo più potente della Terra.

Nelle interviste rilasciate Stone afferma di aver proposto un Bush cristiano impaziente, non abituato a riflettere sui propri pensieri, a cui piace avere risposte. Un Personaggio che non ama molto leggere; dal punto di vista intellettuale è privo di interessi, non ha viaggiato molto, non conosce il mondo. “Quindi le sue reazioni sono molto semplici, o tutto o niente, nero contro bianco, anzi, cowboy contro indiani. Questo è il mio Bush” afferma Stone .
La regia è a dir poco perfetta, Stone ha mantenuto una freddezza e un distacco, quale sono l’abilità di un grande maestro può permettersi, non ha emesso sentenze o giudizi. Per tutta la durata del film ha saputo equilibrare il percorso narrativo, senza eccessi. Una pellicola lineare, realizzata con arte e abilità descrittiva.

SCHEDA DEL FILM

COMMENTA CON ACCOUNT FACEBOOK:

1 commento a Recensione: W. (2008) di Oliver Stone

  • M.
    GD Star Rating
    loading...

    Due cose a caldo sul film W. di Oliver Stone

    Ovvero: Un’ elegante storia di incapaci

    Appena visto su La7, grazie ad una stranezza e anomalia probabilmente storica nella distribuzione italiana già pessima: uscito in TV dopo soli 10 giorni, mi pare, dall’uscita ufficiale nelle sale cinematografiche italiane (e dopo mesi di ritardo rispetto all’uscita americana, anche se non troppi in questo caso).

    Dunque, dopo le prime visioni del film sono volati avvertimenti da tutte le parti rivolti al pubblico perchè non si aspettasse invettive, critiche e attacchi a Bush e che non sarebbe stato quello il genere di film che aveva fatto Olive Stone. In effetti non vi sono invettive, ma quello che c’è funziona forse molto meglio per “parlare male di Bush” con razionalità (nel film Bush risulta essere penoso), per esporre situazioni difficilmente giudicabili come positive e per rivelare meccanismi deliranti, non sempre diabolicamente pianificati ma spesso confusi, del potere e dei governi in generale. Certo Oliver Stone si è dedicato più al cinema che alla politica attuale e ha fatto bene.

    Si può dire che (al contratio di quanto si legge dalla maggioranza della critica) ne risulta un’opera tremendamente crudele e spietata nel giudicare (anche, si), nel complesso, il passaggio di Bush nella storia, nell’ America e nel mondo (e la reazione-azione degli organi a lui vicini e non solo) in un turbinio allucinato di errori e strategie d’inganno.
    Soprattutto la prima parte presenta penosamente il futuro Presidente degli Stati Uniti: incapace di realizzarsi personalmente e senza avere interessi, non riesce in nulla (non tremendamente negativo, fino a qui).
    Anche quando riuscirà in qualcosa, diciamo così, sarà sempre mosso dal volere dimostrare qualcos’altro a suo padre. Tutto questo viene raccontato, certo, senza puntare il dito contro nessuno (almeno non apertamente).

    Nel complesso, come detto, l’impatto devastante (nel senso che ha lasciato sicuramente il segno, nel bene e nel male al di là del mio giudizio) che ha avuto George W. Bush nella storia si presenta come un uragano a tratti confuso, reso più violento o a tratti più quieto da diversi fattori in gioco come le convinzioni e interessi dei singoli componenti dell’esecutivo, i meccanismi scricchiolanti ma consolidati del sistema, l’oppressione sentita da Bush Junior causata dal padre e dal suo sentimento di impotenza (come presenta abbastanza chiaramente il film, Bush è un incapace anche se non viene sconclusionatamente additato come assoluto colpevole degli errori a cui è andato incontro o come demone in terra.).

    Interessante anche il fatto che nessun politico o funzionario o aiutante, collaboratore, amico o componente dell’esecutivo ha mai parlato, agito o sostenuto idee in ragione del bene comune, nemmeno in privato. Soprattutto nelle discussioni alle riunioni con il Presidente e l’esecutivo si discuteva di ottenere voti, delle strategie correlate in relazione agli avvenimenti socio-politici nazionali e internazionali, di guerre, di interessi e di dominio. Il membro nero alle riunioni, cioè Kofi Hannan può incarnare per un momento,e in parte, il popolo americano come se lo si volesse perdonare o giustificare: Infatti costui è l’unico, in un primo momento, a tentare di dissuadere tutto l’organo esecutivo e il Presidente riguardo a certe operazioni tristemente note nella storia ( come la guerra in Iran, per esempio) portando razionalità o simil tale.
    In seguito sembra che il film ci confermi la triste regola che per convincere la gente di una cosa, basta ripetergliela più di tre volte. Infatti anche quest’ultimo barlume di buonsenso sparirà e verrà inglobato nel turbinio di non-sense che ha guidato l’incarico di Bush presentato in questo film. Anche se le scelte sono apparentemente giustificate, non lo sono mai da ragioni pertinenti al bene delle persone e del Paese (si giustificano solo nel loro non-sense e conflitti di interessi).

    In conclusione, riassumendo, il film W. presenta un incapace complessato che raccimola fallimenti fino a che, spinto dal desiderio di sfuggire dall’ombra del padre e dimostrare che “lui ce la può fare”, è diventato Presidente degli Sati Uniti.
    Durante il suo incarico, consiglieri, vice ed esecutivo si dimostrano (forse come quasi tutti gli altri nella storia) infidi, stolti, sciocchi, creduloni, incompetenti, opportunisti e ingannevoli e porteranno, uniti alle incompetenze di Bush Junior, ad una guerra fantasiosa verso diversi altri paesi, contro un nemico inesistente e che comunque non avrebbe armi e si scoprirà pacatamente, dopo infiniti morti e macabre danze, di essersi sbagliati e che nemmeno nessuno si preoccupava di questo.
    L’ennesimo insuccesso di George W. ha coinvolto questa volta anche tante altre persone con risultati ben più orrorifici e disastrosi ma questa volta non è tutta sua la colpa. W. si è ritrovato confuso senza nemmeno conoscere a fondo quello che accadeva e senza nemmeno pensarci perchè “non è un gran pensatore” come dichiara lo stesso Oliver Stone. Agiva e basta, d’istinto come ha anche dichiarato e ha preso per mano paesi, nazioni e persone nel suo ballo buffo e tenero e sconclusionato provocando catastrofi.
    Stone, non uno dei miei preferiti, realizza una biografia che ammiro per il modo con cui ha trattato la vicenda. Se non altro, decisamente originale.

    ps. Ma che non si dica più che l’amministrazione e il periodo dell’incarico di George W. Bush vengano presentate all’acqua di rose, perchè non è così.

Devi effettuare il log in per inviare un commento.