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Cagott'o'vision 2011

Le pagine di Cineocchio sono invase di “schifezze” di varia risma in occasione di Halloween 2011 e del conseguente Cineocchio Goes Wild e non poteva mancare un classico: la classificona dei filmacci di paura da vedere. Se volete dei consigli su qualche buon film (o meno buono) horror o inquietante da farvi sbellicare dal ridere o terrorizzare, dai classici, agli splatter ai più bizzarri e grotteschi, eccovi nel posto giusto, con la nostra Top Ten Cagott’o’vision.

La nostra Cagott’o’Vision di quest’anno, alla sua prima mirabolante edizione, vi propone un elenco accuratamente selezionato per sconvolgervi. Ovviamente la classifica va presa con le pinze (come tutte) e non ha pretese di indicarvi il film migliore in assoluto (vista poi l’eterogeneità dei film) ma di sicuro vi consiglia dei film meritevoli di visione in stile horror e sue varianti.

CAGOTT ‘O’ VISION

film per chi non ha paura di vederne

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10) Street Trash – Horror in Bowery Street (1987) di J. Michael Muro (aka Jim Muro) – USA – 102′

Parole d’ordine: Splatter | Schifoserie | Divertimento | B-Movie | Liquore | Spazzatura | Sotto-trame

Cosa c’è: Un venditore di liquori trova una vecchia cassa di liquore Viper e decide di venderla a poco prezzo ai barboni della zona ignorandone i nefasti effetti: il liquore causa ai suoi consumatori un discioglimento multicolore del corpo. Due ragazzi senza tetto si ritrovano ad affrontare le conseguenze del Viper e a scontrarsi con il sociopatico proprietario della discarica in cui vivono.

Critica: “…Rende molto di più il sottotitolo Street Trash, che incarna alla perfezione lo spirito dell’intera pellicola. Tentare una sinossi di quest’opera è pressoché impossibile oltre che inutile; sarebbe come cercare di ricostruire un brutto mosaico andato in frantumi, un mosaico malamente composto da tante situazioni messe le une accanto alle altre senza criterio. Eppure nonostante ciò Horror in Bowery Street è un piccolo gioiello nel suo genere. (…) Tuttavia, la mancanza di realismo e congruenza non sembrano preoccupare troppo gli autori di questa pellicola, che si concentrano piuttosto sugli aspetti demenziali e splatter, alla strepitosa partita di rugby dove la palla è nientepopodimenoche il pene di un barbone. Il tutto è condito con qualche seno offerto qua e là, tre secondi di “Funiculì Funiculà” suonata in un locale ed una gemma finale celata tra i titoli di coda. Insomma, la tavola è imbandita: non resta che augurarvi buon appetito. ” (SplatterContainer).

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09) Dellamorte Dellamore (1994) di Michele Soavi – Italia – 105′

Parole d’ordine: Dylan Dog Style | Horror | Commedia | Zombie | Cimitero | Morte | Grottesco | Freak | Depressione | Disperazione | Humor nero | Cult | Onirico

Cosa c’è: Tratto dal libro omonimo di Tiziano Sclavi (autore di Dylan Dog). Francesco Dellamorte (Rupert Everett) è il custode del cimitero di Buffalora e svolge il suo compito con l’aiuto di Gnaghi (François Hadji-Lazaro), grasso e ritardato. Il cimitero ha una piccola particolarità: i morti tornano a vivere dopo pochi giorni dalla sepoltura e Dellamorte deve eliminarli sparando loro con una pistola. Una giovane vedova (Anna Falchi), giunta al cimitero per visitare la tomba del marito, attira l’attenzione di Dellamorte e i due fanno l’amore sulla tomba proprio mentre il marito torna in vita. Dellamorte lo elimina, ma non prima che questi abbia morso la donna, con gravi conseguenze. Dove porterà questo oppressivo impiego, come finirà il freak guardiano del cimitero?

Critica: In altalena tra cinismo beffardo e malinconia romantica, con tensioni metaforiche e ripetute citazioni (Welles, Magritte, Bcklin), il film ha almeno due momenti da citare (il centauro che ritorna; il finale nel tunnel), attori scelti con intelligenza, immaginose scenografie di Antonello Geleng, sapienti effetti speciali di Sergio Stivaletti. (dal Morandini)

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08) Drag Me to Hell (2009) di Sam Raimi – USA – 99′

Parole d’ordine: Horror | Divertimento | Maledizioni | Onestà sul lavoro | Splatter

Cosa c’è: Un’impiegata di banca ha la facoltà di concedere una proroga nei pagamenti ad un’anziana signora ma, per compiacere il capo, decide di negargliela. Da questo momento una maledizione cade sulla testa della sventurata Christine Brown…

Critica: “…esalterà con sano intrattenimento cinematografico tutti gli horroromani e i raimidipendenti. Un horror che non ha l’obiettivo di terrorizzare nè di creare particolare tensione, anche se qualche salto sulla sedia lo potrebbe provocare. Bensì lascia spazio ad una regia virtuosa ma misurata condita di occhiolini al pubblico più preparato e con una spruzzatina di humor. Al tutto va mescolata una vena splatter, tratti di cattivo gusto ben ponderato e un poco di gradevole assurdità.” (Cineocchio)

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07) Halloween (1978) di John Carpenter – USA – 91′

Parole d’ordine: Killer psicotico | Basso costo | Violenza | Splatter | Classico | Film indipendente | Horror | Slasher

Cosa c’è: Haddonfield, 1978. E’ la vigilia di Ognissanti, tradizionale ricorrenza americana in cui i bambini vanno in giro mascherati e si fanno scherzi terrificanti, in cui si respira un atmosfera gioiosamente e illusoriamente macabra. Ma, per gli abitanti di questa tranquilla cittadina americana, l’incubo vero, letale, è dietro l’angolo. Il maniaco omicida Michael Myers, infatti, che quindici anni prima avevamassacrato a coltellate la giovane sorella, è appena fuggito dal vicino manicomio criminale di Smith’s Grove in cui era rinchiuso.

Critica: “…delinea già dalla prima sequenza quella che sarà l’atmosfera claustrofobica e angosciante che accompagnerà lo spettatore per tutta la durata del film: l’ormai celebre soggettiva del piccolo Michael che accoltella la sorella è un notevole pezzo di bravura registica, con i morbidi, perfetti movimenti della steadycam, la livida illuminazione che contribuisce ancora di più al senso di claustrofobia dell’intera scena, il cupo commento musicale composto dallo stesso regista, e lo spettatore come imprigionato nel corpo del giovane assassino, consapevole di ciò che sta per accadere ma incapace di evitarlo come nel peggiore degli incubi. […] Carpenter con questo film riprende, e porta a definitivo compimento, il tema dell’orrore che irrompe all’improvviso nella tranquillità di una cittadina di provincia, trovando terreno fertile proprio nell’incredulità dei suoi abitanti, nell’impossibilità di accettare che la devianza e la follia si possano nascondere in quelle tranquille stradine. […] Carpenter non aveva probabilmente idea dell’enorme successo di pubblico a cui sarebbe andato incontro, né del fatto che con il suo film avrebbe dato inizio ad un vero e proprio sottogenere cinematografico, quello delloslasher movie o degli “assassini pazzi”, storie basate su un folle (spesso apparentemente invincibile o comunque dotato di poteri soprannaturali), che fa strage di adolescenti, generalmente in un piccolo centro abitato americano. Il film in questione ha prodotto negli anni ben sette sequel (per ora), decine di epigoni che ne riprendevano più o meno fedelmente temi e atmosfere, e ha generato quella che è stata forse la prima, vera icona horror contemporanea: Michael Myers, folle e silenzioso assassino mascherato, è stato solo il primo di una serie di sanguinari “eroi” che formeranno un’intera generazione di spettatori negli anni ’80: sia il non-morto Jason Voohres della serie Venerdì 13, che l’onirico Freddy Krueger creato da Wes Craven nella serie Nightmare – Dal profondo della notte, sono in qualche modo debitori dell’assassino psicopatico partorito dalla mente di Carpenter.” (Movieplayer)

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6) Tutti Defunti… Tranne i Morti (1977) di Pupi Avati – Italia – 99′

Parole d’ordine: Grottesco | Surreale | Horror Gotico | Commedia

Cosa c’è: Una maledizione ancestrale uccide apparentemente uno dopo l’altro i componenti (e la servitù) di una nobile e squattrinata famiglia, riuniti per la morte del capostipite. Martini (Gianni Cavina), detective decisamente incapace, indaga, mentre un aspirante venditore di libri, Dante (Carlo Delle Piane), gli dà una mano con riluttanza.

Critica: “Dopo il grande successo dell’ormai cult La Casa dalle Finestre che ridono Avati, con gli stessi sceneggiatori e parte degli attori del film sopracitato, compie un brusco cambio di direzione, passando dall’horror padano ad una farsa nera che prende di mira in egual maniera sia gli horror gotici degli anni sessanta che i gialli stile Agatha Christie.

Ovviamente spaventare non è ciò che interessa al regista, che scardina le regole classiche dell’horror con innesti surreali e grotteschi e dialoghi deliranti (alcuni molto divertenti, va detto). Il cast è lasciato a briglia sciolta, ma purtroppo funziona solo in parte. Riguardo a Delle piane, va riconosciuto ad Avati il merito di averlo saputo valorizzare come grande attore e non solo come semplice caratterista. Orecchiabili le musiche piuttosto allegre, che creano contrasto con l’ambientazione lugubre del maniero. Il film si lascia guardare tranquillamente, pur con qualche caduta di tono, e si fa ricordare soprattutto per le assurde morti, davvero cult.” (SplatterContainer)

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05) Lasciami Entrare (Låt den rätte komma in, 2008) di Tomas Alfredson – Svezia – 115′

Parole d’ordine: Vampiri | Emarginazione | Diversità | Raffinatezze | Amore | Cult

Cosa c’è: Una romantica storia horror di amicizia-amore tra due ragazzini. Ah, una è un vampiro. Oskar, un dodicenne fragile e ansioso, è regolarmente angariato dai compagni di classe senza che mai si ribelli al loro bullismo. Il desiderio del ragazzo solitario di avere un amico pare avverarsi quando incontra Eli, anche lei dodicenne, trasferitasi insieme al padre nella casa accanto. È una ragazza pallida e seria che esce solo di sera e non sembra toccata dalla gelida temperatura esterna. In coincidenza con l’arrivo di Eli, si verificano una serie di sparizioni e omicidi… A questo punto, tra Oskar e Eli è però sbocciato un sottile idillio, che dà al ragazzo la forza di ribellarsi ai suoi aggressori. Oskar diventa sempre più consapevole della dimensione tragica e disumana della condizione di Eli, ma non può costringersi a abbandonarla

Critica: “Un rapporto d’amicizia che nasce, cresce e si trasforma in qualcosa di molto più complesso e profondo. Il senso di Lasciami entrare è tutto in questa essenzialità di luoghi, situazioni, personaggi, raccontati da Thomas Alfredson con uno stile tanto pulito ed elegante quanto incisivo ed efficace. Quello dello svedese è un film visivamente (e, in apparenza, emotivamente) soffuso, come ovattato dall’onnipresente neve, che osserva i suoi protagonisti da lontano, con campi lunghissimi che restituiscono tutto il pudore dei tanti sentimenti in gioco e l’ansia per i relativi vuoti che devono essere riempiti.” (ComingSoon.it)

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04) L’Inquilino del Terzo Piano (1976) di Roman Polanski – Francia – 126′

Parole d’ordine: Psicologico | Thriller | Mistero | Incubo | Ossessione | Cult-classics | Kafkiano | Raffinatezze

Cosa c’è: “A Parigi, il timido burocrate Trelkovsky prende in affitto un vecchio appartamento senza bagno dove il precedente inquilino, l’egittologo Simone Choule, si è suicidato. L’antipatica portinaia (Shelley Winters) e lo scontroso padrone di casa, il signor Zy, stabiliscono delle severe regole di comportamento e Trekovsky si sente pressato dai vicini. Nel contempo, l’uomo fa visita a Simone in ospedale e stringe amicizia con la sua fidanzata, Stella. Dopo la morte di Simone, Trekovsky inizia a sentirsi ossessionato dalla ragazza ed a credere che il suo padrone di casa ed i suoi vicini stiano complottando alle sue spalle per far suicidare anche lui.

Critica: Tratto dal romanzo “Le locataire chimerique” di Roland Topor, è il decimo lavoro di Polanski e sicuramente il più kafkiano, grazie alle atmosfere claustrofobiche e grottesche che inchiodano lo spettatore a questo condominio popolato di personaggi che sembrano parenti dei vicini di casa di Rosemary Woodhouse. Una dramma gotico e psicologico sulla diversità e sulla figura dello straniero, interpretato da un Polanski dostoevskijano e interpretabile come metafora e riflessione sull’artista, in bilico tra follia e razionalità estrema e ossessionato da un pubblico volgare e gretto. Come in Rosemary’s baby, anche qui il nemico è rappresentato dalla società, il vicinato che complotta contro il protagonista con fare massonico. E Trelkosky, smarrito come un personaggio di Kafka, finisce per diventare una pedina ingabbiata in un sinistro meccanismo più grande di lui, inesorabilmente condannato a un destino beffardo dal quale non riesce a svincolarsi.

Il terrore quotidiano e fantastico e i simbolismi tipici di Polanski si fanno sempre più estremi con lo scorrere del film: dagli inquilini nel bagno ai macabri ritrovamenti all’interno delle pareti (ossessione polanskiana fin dai tempi di Repulsion) si arriva all’inesorabile sdoppiamento di personalità – anche nell’abbigliamento – in Simon Chule. Fotografato dall’operatore Sven Nykvist, capace di prospettive inusuali ed estreme, L’inquilino del terzo piano è uno dei migliori incubi prodotti dalla mente disturbata del regista polacco.” (Chiara Renda – MyMovies)

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03) Halloween Killer (Satan’s Little Helper, 2003) di Jeff Lieberman – USA – 96′

Parole d’ordine: Horror | Serial Killer | Dissacrante | Anarchico | Blasfemo | Politicamente Scorretto | Basso costo | Comicità sinistra | Tensione

Cosa c’è: Il piccolo Douglas ‘Dougy’ Whooly ha una folle passione per un videogioco in cui interpreta l’aiutante di Satana commettendo atrocità di varia natura. Ma in breve non sarà più solo un videogioco, se non nella mente del ragazzino, in quanto una figura satanica inizierà a commettere strambi omicidi con il supporto del piccolo Douglas senza troppi problemi, perchè nella notte di Halloween le possibili situazioni depravate sono solo degli scherzi. A tentare di fermarlo ci penseranno la madre e la sorella, ma il giocoso omicida ha molte maschere…

Critica: “è difficile sintetizzare Halloween killer del veterano Jeff Lieberman (I carnivori venuti dalla Savana, La sindrome del terrore, Video killer). Satan’s little helper (questo il titolo originale), horror a basso costo blasfemo e anarchico, ripesca sì il topos del maniaco omicida che terrorizza una sonnacchiosa cittadina di provincia nella notte di Halloween, ma per rielaborare e attualizzare il suo discorso, in chiave tipicamente allegorica, sul lato oscuro del provincialismo americano. Lo fa con un tono dissacrante, scorretto e malsano, senza l’uso eccessivo di frattaglie e violenza da mattatoio, ma quasi con eleganza e comicità nerissima puntando verso precisi obiettivi: la religione, la famiglia e la politica.” (Giacomo Ioannisci – BizzarroCinema)

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2) Shivers – Il Demone Sotto la Pelle (1975) di David Cronenberg – Canada – 87′

Parole d’ordine: Cult-classic | Horror | Sessuale | Sociale | Isola felice | Vermi striscianti

Cosa c’è: “E’ un’Arca di gran lusso, un complesso residenziale unico al mondo, ideato per difendervi dalla contaminazione e dai pericoli della città. Qui in quest’isola tutta vostra nel mezzo del fiume, niente inquinamento,  niente violenze, aggressioni, delitti, immoralità: la città è vicina, ma la sua vita corrotta e corruttrice in tutti i sensi sarà sempre lontana da voi. Lasciate qui, assieme alla vostra auto, tutte le tensioni e le preoccupazioni, tutti i lati negativi dell’esistenza… e un grande parcheggio esterno accoglierà tutti gli ospiti che verranno a raggiungervi in quest’oasi,  una volta arrivati, molti non vorranno più lasciarla…” Così inzia il film ma qualcosa andrà storto, in quest’isola felice…

Critica: 3° lungometraggio del canadese Cronenberg, il 1° che fu regolarmente distribuito. Sono già presenti i temi principali del suo cinema fantastico-orrorifico-metaforico: la congiunzione sesso/cibo/morte; il contagio; le mutazioni del corpo; l’umorismo nero; il radicale pessimismo apocalittico; il sottotesto psicanalitico. L’ironico, inquietante finale è eloquente. “Il mondo di Cronenberg è un universo senza gioia abitato da vittime” (Il Morandini 2007 – Zanichelli).

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01) Martyrs (2008) di Pascal Laugier – Francia – 99′

Parole d’ordine: Horror | Vendetta | Tortura | Gore | Angoscia | Disturbante | Sorpresa | Martirio

Cosa c’è: Lucie è scomparsa da un anno, viene ritrovata mentre cammina lungo una strada, in stato catatonico, confusa, non ricorda nulla. La polizia scopre il luogo dove la giovane è stata rinchiusa, un vecchio mattatoio abbandonato. Lucie non porta alcun segno di abuso sessuale o di violenza. Quindici anni dopo, Lucie si trova in una casa in mezzo alla foresta, ha un fucile in mano, si sentono dei colpi…Lucie ha ucciso un uomo..

Critica: “Inizia come il più classico degli horror, Martyrs, aggredendo da subito lo spettatore. Horror e revenge movie sono abilmente mescolati nella prima parte del film, con l’implacabile vendetta della protagonista alternata alle apparizioni di una creatura che sembra uscita da un videogioco della serie Silent Hill, un mostro dell’inconscio che garantisce, in questa fase, un aggancio con le convenzioni del genere. Il risultato è comunque duro, senza fronzoli e registicamente efficace, estremamente diretto nella violenza brutale della messa in scena: ma è solo un’introduzione, un preambolo a quello che sarà il vero fulcro del film.

E’ in questa fase che il film mostra il suo vero volto, e viene fuori in tutta la sua devastante portata teorica: la discesa nell’inferno di torture e supplizi che tante volte abbiamo visto al cinema è resa con una tale forza espressiva, con una tale mancanza di compromessi e mediazioni propriamente cinematografiche, da colpire con una durezza che ha pochi termini di paragone. E a disturbare ancora di più, oltre alla grande lucidità della rappresentazione, è probabilmente la sostanziale resa all’orrore da parte della vittima. In un’epoca di integralismi, di massacri in nome di visioni contrapposte del mondo, della vita e della morte, cosa può disturbare di più della ricerca della rivelazione attraverso la sofferenza? Cosa può esserci di peggio di una sistemazione ideologica della filosofia del martirio? Lo spettatore, indifeso, non può che ripetersi vanamente che si tratta solo di un film. Ma, disgraziatamente, dentro lo schermo c’è molto, troppo, di noi e del nostro mondo. Malato, al contempo martire e carnefice di se stesso.” ( Marco Minniti – Movieplayer).

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FUORI CLASSIFICA

CONSIGLIATO

L’Alba dei Morti Dementi (Shaun of the Dead, 2004) di Edgar Wright – UK, Francia, USA – 99′

Parole d’ordine: Horror | Commedia | Zombie

Cosa c’è: Shaun (Simon Pegg) sta attraversando una brutta crisi di coppia con Liz (Kate Ashfield) e contemporaneamente anche il rapporto con la madre e l’odiato patrigno fa acqua da tutte le parti. Passa il tempo al lavoro da impiegato e al solito pub con l’amico. Ma quando un’epidemia di zombie colpisce la città, intorno a lui si fa improvvisamente tutto più chiaro. Quella monotonia fatta di serate al pub con il suo inseparabile amico e coinquilino Ed (Nick Frost) si spezza improvvisamente (o quasi) per lasciar spazio ad un nuovo risoluto Shaun: armati di mazza da cricket e vanga lui ed Ed decidono di affrontare gli zombie per andare a liberare fidanzata, amici della fidanzata, madre e patrigno.

Critica: L’alba dei morti dementi recupera evidentemente la teoria “gli Zombie siamo noi” fin dai titoli di testa in cui vengono mostrate le persone in fila in attesa dell’autobus o le cassiere del supermercato che lavorano all’unisono come automi dallo sguardo vacuo. Lo stesso Shaun ricorda nella sua gestualità un morto vivente, ripetendo ogni giorno le stesse azioni quasi senza riflettere. Le citazioni legate ai classici dei film Zombie sono numerose e assolutamente divertenti senza però risultare ridicole.

Uno dei pregi del film è quello di essere riuscito ad essere comico senza arrivare ad essere completamente improbabile. Il film ha riscosso numerosi consensi a partire dallo stesso George A. Romero che l’ha definito “una vera bomba” oltre che da registi del calibro di Quentin Tarantino e Sam Raimi. L’alba dei morti dementi una pellicola decisamente da vedere.” (ZombieKB)

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IN LISTA AD HONOREM

Zombi (Dawn of the Dead, 1978) di George A. Romero – USA – 128′ (durata nella versione cinematografica originale)

Parole d’ordine: Horror | Sociale | Zombie | Classico

Cosa c’è: Gli “zombi”, i morti viventi, hanno invaso gli Stati Uniti. Il terrore dilaga. Quattro ardimentosi – due soldati, uno bianco e uno di colore, un uomo e una donna, funzionari di una rete televisiva – cercano scampo in elicottero. La scarsità di carburante, pero’, li costringe ad atterrare sul tetto di un enorme supermercato, già occupato dagli “zombi”. Mentre i morti viventi, che si cibano di carne umana, tentano di sopraffarli, i quattro riescono – dopo avere eretto una sicura barriera tra loro e gli assedianti – a costruirsi nel supermercato un rifugio, nel quale attendere tempi migliori. Purtroppo una banda di teppisti motorizzati scopre la loro presenza: dietro di loro arrivano anche gli zombi…

Critcia: “Per parlare di Dawn of the Dead bisogna fare un importante distinguo: Zombi, la versione italiana montata da Dario Argento (co-producer insieme al fratello) e la versione originale del regista. Naturalmente ne esistono molte altre (la extended di 2 ore e mezza tedesca, la spagnola ancora più corta della nostra e la director’s cut”.

“Dawn of the dead- è una pellicola politica, che ha il pregio di identificare e di anticipare la società americana in piena decadenza, un paese guidato con malevole scopo da una classe politica-economica dedita all’interesse proprio, che calpesta diritti e sentimenti, non lasciando spazio all’individualità. Una denuncia sociale quella di Romero, appena abbozzata nella -Notte dei morti viventi-, e che prende una forma più consapevole nel sequel. le classi più misere siano le prime a pagare e quelle a non avere alcuna possibilità. Inoltre, l’allegoria del cannibalismo recepito come consumismo di massa irrompe in ogni sequenza, ostentando le qualità peggiori di una società capitalistica che vede la componente umana ridotta a zero”. (SplatterContainer)

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Fonte: Cineocchio

Buon divertimento e buone visioni per Halloween 2011

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