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Sbirri (2009) di Roberto Burchielli

SbirriRECENSIONE E SCHEDA: Sbirri (2009) di Roberto Burchielli
Raccontare della realtà attraverso la finzione cinematografica è spesso uno degli obiettivi di un regista. Per questa ragione quando è la realtà a essere da protagonista della finzione non se ne può che coglierne almeno l’intento in maniera lodevole.


Quando però il contenuto della fiction risulta essere eccessivamente scontato e con recitazioni al di sopra delle righe o litigi talmente eccessivi da fare invidia al peggiore degli sceneggiati televisivi nostrani ci si chiede se questo contagio tra realtà e finzione sia stato davvero necessario. Matteo Gatti (Raoul Bova) è un giornalista di nota fama che è vittima di un lutto in famiglia: il figlio adolescente dopo aver preso una pasticca di ecstasi a Milano muore. Da questo momento in barba al fatto che la moglie aspetti un altro bambino e abbia bisogno di lui (ecco questa è decisamente eccessiva come scelta) decide di partire per Milano per filmare un documentario nel quale è lui stesso in prima linea ad esporsi, insieme ad un gruppo di agenti della Polizia antidroga. E sono proprio gli agenti milanesi a offrire una prova recitativa decisamente perfetta dimostrandoci che spesso la scelta di portare personaggi reali ad interpretare il ruolo di loro stessi sia una decisione più che azzeccata. L’ispettore Angelo Langè è così reale da far rammentare tranquillamente e senza alcuna invidia vecchie star americane protagoniste di polizieschi come Al Pacino. E il regista Burchielli è sicuramente abile nel documentare queste storie reali di alcuni dei giovani arrestati dal gruppo dell’ Uocd (Unità Operativa Criminalità Diffusa) dei quali è altamente improbabile non confondere se il loro ruolo sia quello di vittima delle droghe o quello di carnefici. Ed è questo l’aspetto del film sicuramente riuscito quello di documentare senza perdere la speranza il mondo milanese della droga nei giovani con delle immagini crude e schiette. raoul-bova-e-simonetta-solder-in-una-scena-del-film-sbirriPer il resto la finzione è scadente e pecca di un linguaggio romanesco fin troppo prepotente che non lascia molto spazio a volte alla risatina ridicola. Gli stessi video girati col cellulare dal figlio sono tutti in romanesco (tipico linguaggio ormai entrato negli usi di un certo tipo di cinema italiano) e Raoul Bova\ Matteo Gatti intervalla frasi in romanesco col suo capo. Insomma sembra che neanche in un film girato quasi del tutto a Milano si possa per una volta mettere da parte questa sbagliata necessità di inserire il romanesco a tutti costi anche quando non è necessario. Le scene di fiction, i pianti esasperati diRaoul Bova e i litigi eccessivi a distanza con la moglie incinta sono invece scelte nettamente scontate quanto pessime che rendono questo film in molti punti un prodotto per la tv e non per il cinema. Queste scelte melodrammatiche che spesso contraddistinguono il mercato televisivo hanno sicuramente contagiato Burchielli che è stato in passato proprio autori di prodotti per la televisione. Il risultato fa rimpiangere il fatto di non aver saputo usare uno stile molto meno eccessivo nell’ esporre un dramma familiare, fatto magari più di silenzi o emozioni interiori che di urla eccessive o pianti isterici.

– SCHEDA –

Sbirri - LocandinaTitolo OriginaleSbirri
Regia: Roberto Burchielli
Sceneggiatura: Roberto Burchielli, Duccio Camerini
CastLuca Angeletti, Raoul Bova, Simonetta Solder, Alessandro Sperduti.
ProduzioneSanmarco Film
Distribuzione: Medusa
Paese: Italia (2009)
Genere: Documentario, Drammatico, Poliziesco
Durata: 100′ circa
Tipologia: Lungometraggio
Uscita Italia: 10 Aprile 2009
Uscita USA:

Trama:
Dopo aver perso il figlio a causa di una pasticca di ecstasi a Milano il giornalista Matteo Gatti decide di fare un servizio sulla droga a Milano aiutato dal gruppo speciale di poliziotti antidroga.

Note:

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