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Il Bambino con il Pigiama a Righe (2008) di Mark Herman

ilbambinoconSCHEDA E RECENSIONE: Il Bambino con il Pigiama a Righe (2008) di Mark Herman. Plauso generale della critica per uno dei più forti e decisi atti d’accusa alla bestialità di cui l’uomo può dare prova. Repubblica: “E’ coraggiosa, e molto insolita, la scelta della Disney di far uscire a Natale un film come Il bambino con il pigiama a righe”.
Liberazione: “Provate a rialzarvi o a parlare dopo i titoli di coda. Semplicemente, non ce la farete. Da far vedere ai vostri figli, ogni Natale”.

Il Messaggero: ” La prova del piccolo Asa Butterfield e della grande Vera Farmiga sono indimenticabili. Come la tragedia che leggiamo nei loro occhi”.
Il Cinemaniaco: ” Il Bambino con il Pigiama a Righe è la dimostrazione che si può fare un film ad alto budget senza per forza doverlo infarcire di effetti speciali o battutacce da osteria”.
Cinefile.biz: ” Elegante e delicato ed allo stesso tempo intenso e preciso”.
ComingSoon.it: ” Riesce  a evitare tutta una serie di trappole in cui sono precipitate tante produzioni che affrontavano lo stesso scomodo argomento”.

Mai ricattatorio e mai banale (Francesco Alò), mai patetico o retorico, il film (tratto dall’omonimo romanzo dell’irlandese trentaquattrenne John Boyne) presenta una vicenda che ha qualcosa di assurdo e di improbabile ma il regista-sceneggiatore Mark Herman (premiato al Chicago International Film Festival e famoso per “Grazie, signora Thatcher”) è talmente bravo che tutto sembra credibile e plausibile.
Intelligentemente la violenza e l’orrore vengono solo accennati e non sbattuti in faccia come in tante altre opere: non è necessario, sono presenti e palpabili dietro le immagini che vediamo, mentre un senso di angoscia ci prende pian piano fino al tragico (e bellissimo, cinematograficamente parlando) finale.
Asa Butterfield (splendido protagonista, mai lezioso o leccato) con la sua ingenuità è il simbolo di un mondo che vedeva e non capiva cosa stesse avvenendo davanti ai suoi occhi. Una tragedia raccontata indirettamente attraverso lo sguardo di un bambino, in una ricostruzione formalmente perfetta e con un ritmo sostenuto che non concede tregue o disattenzioni.
Né moralista né consolatorio (Carola Proto), un lavoro che rifugge dai luoghi comuni, un’opera che emoziona e sconvolge come poche, che (più di tante altre dall’argomento similare) ti mette a disagio come uomo e ti pone mille interrogativi sull‘essere umano.

Alessandro Barbero sottolinea un aspetto del film che contribuisce a renderlo particolare e superiore a tanti altri: Non cade nell’errore di generalizzare la malvagità a tutto il popolo tedesco, ma mostra anche i sentimenti di coloro che a quell’orrore si sono opposti, sia pure non esplicitamente. E’ questa la forza del film, quella di andare controcorrente rispetto alla tendenza a generalizzare e semplificare la descrizione della realtà. Il regista riesce a narrare in modo semplice un insieme complesso di sentimenti contrastanti e caratteri opposti, un modo per far capire quanto complessa e contrastante sia la realtà e come la semplificazione porti a delle conseguenze drammatiche.

L’intera stampa ha sottolineato come sia doveroso vedere il film per “non dimenticare”. Concordo ma vorrei aggiungere che tragedie simili non appartengono solo al passato, sono anche nel nostro presente e, purtroppo, vi conviviamo con impotenza e (cosa terribile) rassegnazione. Mi sembra quindi giusto riportare la dichiarazione del produttore David Heyman, quanto mai appropriata e da condividere pienamente:
Anche se si tratta di una storia sull’Olocausto, ambientata nella Germania del 1940, per me non ha tempo. Con tutti i conflitti che ci sono attualmente, in Ruanda, Somalia, Palestina, Israele, nel Darfur o in Zimbabwe, questa storia mi sembra attuale ancora oggi, così come in qualsiasi periodo storico. Mi parla direttamente e ha toccato migliaia di lettori nel mondo. I ragazzi hanno le potenzialità e le capacità di superare le differenze culturali e di identità, mentre le persone possono andare d’accordo se non vengono incoraggiate a odiare, anche se i governi, le istituzioni e i mass media possono (e in effetti lo fanno) coltivare il conflitto e la sfiducia. Sono delle idee senza tempo con una rilevanza universale e quindi credo che questa storia le renda accessibili a tutti… .

SCHEDA

Il Bambino con il Pigiama a Righe - LocandinaTitolo Originale: The Boy in the Striped Pyjamas
Regia: Mark Herman
Sceneggiatura: John Boyne, Mark Herman
Cast: Vera Farmiga, Asa Butterfield, Jack Scanlon, David Thewlis, Rupert Friend, Mattoon O’Brien, Domonkos Németh, Henry Kingsmill
Produzione: Miramax Films, BBC Films, Heyday Films
Distribuzione: Walt Disney Pictures
Paese: Gran Bretagna, USA (2008)
Genere: Drammatico
Durata: 100′ circa
Tipologia: Lungometraggio
Uscita Italia: 19 Dicembre 2008
Uscita Gran Bretagna: 28 Agosto 2008
Uscita USA: 16 Ottobre 2008

Trama:
Bruno è il figlioletto di otto anni di un ufficiale nazista. Una volta che il padre ottiene una promozione la famiglia si trasferisce, abbandonando la bella casa a Berlino e finendo in un’area più desolata. Il piccolo Bruno non ha amici e non trova come passare il tempo, annoiato ignora le indicazioni della madre che gli proibiscono di esplorare il retro della casa. Oltre il giardino sul retro incontra Shmuel, un bambino della sua stessa età con un “pigiama a strisce” che vive tutt’altra esistenza al di là del filo spinato in un campo di concentramento. La loro amicizia avrà terribili conseguenze.

Note:
– Film tratto dall’omonimo romanzo scritto da John Boyne.

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