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Recensione: E Venne il Giorno (2008) di M. Night Shyamalan

E Venne il GiornoRECENSIONE: E Venne il Giorno (2008) di M. Night Shyamalan. Un film spietato, non freddo ma livido. L’uomo vaga indifeso per la Terra e presto non potrà più scappare. Torna nel film di Shyamalan il nemico indefinibile, misterioso, letale ma che agisce alla luce del giorno, implacabile. Questa volta è una natura avversa all’uomo: un soffio di vento che spazza via vite umane contrapposto alla vita coscienziosa e slegata dalle masse di una coppia che ritrova l’amore perduto.


Il film inizia senza tante introduzioni. Solo una, breve, chiara e più che sufficiente: A Central Park, a New York, le persone cadono tutte in una sorta di trance per poi uccidersi. Questo l’inizio che da il via immediatamente alla suspence e all’inquietudine che impregnano il film dall’inizio alla fine, seppur a volte con pretesti non del tutto credibili. Il fenomeno misterioso e non identificabile si espanderà a macchia d’olio in un tutto il nord America, persone di ogni genere si fermeranno abbandonando i loro atteggiamenti comuni e, dopo pochi attimi di disorientamento, perderanno il loro istinto alla sopravvivenza e inizieranno ad uccidersi nel modo più immediato che gli verrà in mente e con i mezzi a portata di mano (a volte però anche un poco più ricercato o spettacolare. Avete mai pensato di uccidervi con una mietitrebbia?). Dopo che si è data la colpa ai terroristi e al governo, si fa largo l’idea che sono le piante, la natura, ad emettere sostanze chimiche che agiscono sul sistema nervoso degli esseri umani, per estinguerli dal pianeta che stanno maltrattando. Uno scienziato di Philadelphia si ritroverà a scappare (da non si sa bene cosa, il “killer” è un soffio di vento che scivola fra l’erba alta) assieme alla moglie e alla figlia di un amico.

La narrazione lineare e tradizionale risulta funzionale, secca, concisa e capace di dare spazio ad E Venne il Giorno (The Happening) - Locandina (Germania)attimi di shock improvvisi senza accelerare troppo i tempi. La pellicola assume quasi tinte splatter nelle morti cruente (il nemico rimane poco tangibile ma le morti sono ampiamente mostrate, a differenza di altri lavori del regista) e lancia senza mezzi termini un messaggio ecologico positivo (seppur in parte terrorizzando lo spettatore). Il protagonista del film (interpretato da un Mark Wahlberg sicuramente non al massimo) riuscirà a mantenersi sano e salvo attuando, metaforicamente (e non), un distacco dalla massa e incidendo meno sulla natura. Rimane comunque, l’uomo più in generale, impotente di fronte alla sua volontà. Ma non solo, si punta si sul singolo piuttosto che sul gruppo ma anche su di un messaggio d’amore e di ricostruzione di una utopica nuova era umana di serenità. Peccato però che ormai sia tardi: non vi è ormai rimedio (presumo questo sia il vero messaggio alla fine, almeno spero, per rompere un pò di sentimentalismo). Ciònonostante l’amore non è comunque perduto, ancora. Nei sotterranei della pellicola, al di sotto del contesto generale “ecologico“, si accennano altri diversi temi ma che rimangono forse troppo confusi. Non c’è solo natura, ecologia e amore. Vi è anche la solitudine dell’uomo (seppur all’interno della massa. Solitudine che verrà invece arginata o sconfitta in seguito in un ristretto nucleo famigliare) e il terrore. Paura verso lo sconosciuto, l’ignoto, il terrorismo, verso gli altri uomini, ecc ma il tutto non si amalgama benissimo, aimè.

Ne risulta però un film semplice ( o forse complesso e malriuscito) ma potente, esasperato, inquietante ed inquieto, teso al punto giusto e anche troppo che a tratti scricchiola, traballa, e si perde ma che risulta in fondo positivo, se non del tutto sotto l’aspetto cinematografico per quanto è stato affrontato. Esprime l’inarrestabile e tragico corso degli eventi umani lasciando un piccolo spazio di speranza del quale si fa araldo il rapporto intimo fra due persone ed anche, in fondo, quell’istinto di sopravvivenza che veniva a mencare ad inizio film. A questo proposito è interessante la scelta, e non casuale, di far agire la tossina naturale sul sistema nervoso in modo da far annullare l’istinto di sopravvivenza degli uomini. Si coglie facile l’allusione al fatto che forse, in fondo, siamo noi quelli che vediamo uccidersi nel film, come se avessimo smarrito o dimenticato l’istinto di sopravvivenza: inquinare, ad esempio, l’aria che si respira non è forse questo?

A parte questa riflessione personale, in conclusione si tratta di un thriller catastrofico che merita una visione, carico di tensione e inquietudine ma che avrebbe potuto dare di più.

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